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Sicurezza: in forte aumento il numero dei reati

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Secondo l’Osservatorio nazionale del crimine, il numero di furti sta vivendo un forte aumento in Italia. Tra agosto 2010 e luglio 2011 sono stati segnalati furti con scasso in percentuale maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento del 7%. E che includono residenze principali che risultano sempre più a rischio in più derubate durante quel periodo.

Trend in aumento anche il fenomeno della violenza giovanile che  è diventato argomento di estrema importanza. Sono, infatti, aumentati i comportamenti aggressivi tra i minori : il bullismo a scuola , i furti o i ricatti ai coetanei per impadronirsi di status symbol (il telefono cellulare,il giubbotto di marca,il motorino).

Anche per i ragazzi punibili penalmente, quelli cioè che hanno un’età compresa tra i 14 e i 18 anni, il numero dei denunciati è in aumento. Oltre al sensibile aumento delle denunce, si assiste anche a un cambiamento della “qualità” della criminalità minorile, nel senso di una crescente gravità dei reati loro attribuiti. Infatti, nell’arco temporale considerato, l’aumento più consistente riguarda i cosiddetti delitti contro la persona e la famiglia, rispettivamente del 74,25% e dell’82,82%. I reati contro il patrimonio segnano un minore anche se consistente aumento percentuale: “solo” del 46,57%.

I risultati del contrasto alla criminalità organizzata nell’ultimo anno hanno fatto registrare, «l’arresto di più di 9000 mafiosi, con un aumento del 31%, la cattura di 32 latitanti di massima pericolosità, con un incremento del 78% e sono stati tratti in arresto 470 latitanti totali, con un aumento del 19%. Le operazioni di polizia giudiziaria, infine, sono arrivate a 818 complessivamente».

Nell’aggressione ai patrimoni si è sviluppata un’azione molto intensa che ha portato risultati significativi, «sono stati sequestrati 42.832 beni, di cui 2.486 aziende per un controvalore di circa 19mila miliardi di euro, che rappresenta un incremento di più di tre volte rispetto ai risultati dello stesso periodo precedente». Le confische sono anch’esse rilevanti «con 7.747 beni per un controvalore di più 4miliardi e 209 miloni di euro, che rappresenta quasi sei volte il risultato rispetto al triennio precedente. La distribuzione geografica vede le prime sei regioni che hanno la quasi totalità dei beni. Sono principalmente del sud: la Sicilia, seguita dalla Campania, il Lazio, la Calabria, la Puglia e, buon sesto posto per la Lombardia, che è tra le prime come presenza di beni sequestrati e confiscati alla criminalità. Queste sei regioni fanno registrare 22.5 miliardi di euro pari al 97% del valore complessivo».

Sul fronte della sicurezza stradale sono diminuiti – nel 2010 rispetto al 2009 – sia gli incidenti che il numero delle persone decedute e ferite, grazie all’attività di prevenzione ed ai sistemi di tutoraggio sulle autostrade. Il ministro Maroni ed il titolare della Giustizia hanno annunciato, a tale proposito, l’intenzione di proporre l’introduzione nel nostro ordinamento penale del reato specifico di ‘omicidio stradale’. Questo nuovo reato va distinto dall’ ‘omicidio colposo’, e consentirebbe di sanzionare severamente coloro che si rendono colpevoli di omicidi mettendosi al volante ubriachi o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Risultati confortanti sono stati raggiunti anche nell’ambito dell’ordine pubblico, ovvero le manifestazioni di piazza di ogni tipo e nella sicurezza negli stadi. Quest’ultima soprattutto grazie all’introduzione della Tessera del tifoso.

Infine l’immigrazione, tema di grande attualità: fino al 31 luglio sono sbarcati in Italia 24.769 migranti provenienti dalla Tunisia e 23.267 dalla Libia con oltre 13mila rimpatri  fino al 31 luglio.

Tra questo altanelante numero di dati un elemento che indubbiamente suscita preoccupazione è l’aumento del 67,40% dei minori di anni 14 denunciati. Tale aumento ha avuto il suo picco più evidente nel 1990, attestandosi poi negli anni successivi.

Sembra in sostanza che si sia verificata una sorta si preconizzazione dell’ingresso nel circuito penale da parte di minorenni. Tale dato desta un certo allarme, in primo luogo, in quanto sono ragazzi, anzi bambini, in certi casi, che hanno meno di 14 anni; in secondo luogo, perché si tratta di quella fascia di età che nella nostra legislazione non è perseguibile penalmente ma può incorrere nelle cosiddette misure di sicurezza (il riformatorio giudiziario e la libertà vigilata).

Giovanni D’Agata Dipartimento Tematico Nazionale

“Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori


Gite in barca nelle acque sarde, l’Iva non sale a bordo

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Entra nel vivo la campagna di controlli “estivi” messa in atto dalle Entrate nel settore turistico
Gite – Ricavi in nero per oltre 600mila euro, Iva evasa sulle gite in barca, commerciante di giorno e pr di notte ma senza dichiarare 170mila euro. Questi i primi risultati dell’indagine condotta nei mesi estivi dalle quattro Direzioni Provinciali dell’Agenzia delle Entrate della Sardegna presso agriturismi, stabilimenti balneari, trasporti marittimi, villaggi turistici, bed&breakfast e campeggi.

Indagini a tutta “spiaggia” – Diversi i settori sotto osservazione, a cominciare da quello immobiliare vacanziero dove sono emersi fenomeni evasivi come la mancata registrazione di contratti di locazione di appartamenti sulla costa o la frequente sottofatturazione delle operazioni.
Nel mirino anche le strutture ricettive. Sono stati accertati casi di evasione totale da parte di esercenti che, pur svolgendo regolare attività, non hanno presentato alcuna dichiarazione e che ora dovranno regolarizzare la loro posizione con sanzioni e interessi. Dalle verifiche effettuate su un campeggio e un villaggio turistico della costa nord-occidentale sono emersi omessi ricavi, rispettivamente, per 375 mila e per circa 340 mila euro.
Società di trasporto marittimo, “travestendo” le gite in barca con pranzo a bordo in trasporto urbano di persone, hanno evaso l’Iva non dichiarando al Fisco i servizi “extra” offerti ai loro passeggeri. Un commerciante di strumenti musicali, invece, non ha dichiarato 170 mila euro di ricavi relativi principalmente alla sua attività collaterale di organizzatore di feste ed eventi.

Da giugno a settembre – Le attività degli Uffici sono state avviate dopo un’indagine preliminare volta a individuare soprattutto gli operatori turistici che, in questo particolare periodo, non hanno risentito della situazione di crisi e non erano già stati sottoposti ad altre tipologie di controllo. La campagna “estiva” di controlli proseguirà fino alla fine di settembre.
“L’attività di recupero dell’evasione fiscale dell’Agenzia delle Entrate – dice il Direttore Regionale, Libero Angelillis – è rivolta ad assicurare il corretto adempimento degli obblighi tributari, a salvaguardia di chi rispetta le regole della leale concorrenza.”

Fisco Oggi

Pubblico impiego: nuova circolare su assenze per malattia

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Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, ha firmato una nuova circolare in materia di assenze per malattia dei pubblici dipendenti.

La circolare illustra le nuove norme in materia introdotte dalla manovra finanziaria.

In un’ottica di maggiore flessibilità, tenendo presente l’esigenza generale di contrastare e prevenire l’assenteismo, la nuova disciplina rimette alla valutazione del dirigente responsabile l’iniziativa per la visita di controllo. Tra gli elementi valutativi, che il dirigente deve considerare, la condotta complessiva del dipendente (da considerare solo alla stregua di parametri oggettivi, prescindendo da sensazioni di carattere personalistico) e il costo per effettuare la visita. Quest’ultima deve comunque essere sempre disposta se l’assenza si verifica nei giorni precedenti o successivi a quelli non lavorativi.

Le norme sulle assenze per malattia si applicano anche al personale a ordinamento pubblicistico: magistrati, avvocati dello Stato, personale militare e delle forze di polizia civili, personale della carriera diplomatica e prefettizia, Corpo nazionale dei vigili del fuoco, personale della carriera dirigenziale penitenziaria, professori e ricercatori universitari.

Circolare assenze

Iva e politica fiscale comunitaria nei pareri estivi del Cese

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Pareri “estivi” arrivano dal Comitato economico e sociale che si è espresso, su richiesta della Commissione europea, sulla revisione del sistema Iva e sull’eliminazione degli ostacoli fiscali alle attività transfrontaliere. Entrambi gli argomenti, sui quali già da tempo gli organi comunitari sono impegnati, rappresentano elementi nevralgici per la politica fiscale europea e per il funzionamento del mercato unico.

Verso una nuova Iva europea
Sul fronte Iva, il Cese ha ampiamente condiviso la decisione dell’esecutivo comunitario di avviare, attraverso la consultazione pubblica del Libro verde lanciata nel dicembre 2010, una sostanziale revisione del sistema vigente in Europa. I cambiamenti da apportare alle regole sull’Iva, secondo quanto indicato dal Cese, dovranno muoversi lungo tre traiettorie principali: diminuzione dei costi operativi per contribuenti e imprese, semplificazione degli adempimenti per le Amministrazioni finanziarie e intensificazione della lotta alle frodi.
Il Comitato sottolinea che, nonostante le entrate provenienti dalla riscossione dell’Iva siano in costante aumento, non è auspicabile un incremento delle aliquote. Dovrebbero, invece, essere eliminate le troppe esenzioni e applicazioni di aliquote ridotte esistenti che, dati alla mano, fanno diminuire del 45% le entrate rispetto a quelle che si potrebbero riscuotere se venisse applicata in tutti i casi l’aliquota normale.
Un altro aspetto affrontato nel parere è costituito dalle operazioni transfrontaliere. In tale ambito, gli esperti del Cese suggeriscono di adottare in modo sempre più generalizzato il meccanismo dell’inversione contabile e di creare uno sportello unico per le imprese.
Inoltre, ampia attenzione è data all’applicazione dell’imposta sui servizi finanziari. Il Comitato, come già espresso nel parere riguardante la Comunicazione della Commissione sulla tassazione del sistema finanziario, ritiene che sia necessario una sostanziale modifica dell’Iva in tale settore.

Fisco europeo: sempre meno confini
Prevenire le discriminazioni tra cittadini di differenti Paesi Ue ed eliminare gli ostacoli alla libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali. Questi, secondo il Cese, devono essere gli obiettivi della politica fiscale comunitaria, che dovrebbe in questo momento concentrare i propri sforzi non sull’armonizzazione delle diverse legislazioni tributarie ma sull’eliminazione delle barriere di carattere fiscale. Un obiettivo, quest’ultimo, che la strategia Europa 2020 ha individuato come condizione essenziale per il corretto funzionamento del Mercato unico.
Per il Comitato economico e sociale è necessario intervenire in modo incisivo sul problema della doppia tassazione e sulla sovrapposizione degli adempimenti amministrativi richiesti per lo svolgimento di attività transfrontaliere. Semplificazione delle procedure anche attraverso accordi multi e bilaterali tra i Paesi membri, creazione di sportelli unici presso i quali cittadini e imprese possono pagare le tasse, acquisire informazioni e ricevere la documentazione necessaria per svolgere la propria attività. Questi i punti chiave della proposta del Cese, a cui si aggiunge l’idea di creare un Osservatorio indipendente sulla tassazione transfrontaliera che lavori per i primi tre anni sotto la supervisione della Commissione europea, per poi diventare un’agenzia indipendente. Tra i compiti ad esso assegnati, lo studio delle barriere fiscali alle attività cross-border e la stesura di report periodici che forniscano agli organi Ue consigli su come rimuoverle.

Fonti:
http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.opinions-search
http://www.eesc.europa.eu/

Alessandra Gambadoro

Fisco Oggi

Attualità: 3 contribuenti su 4 hanno fiducia nel servizio di pubblica utilità 117

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Lo rileva Contribuenti.it, l’Associazione Contribuenti Italiani, che con lo Sportello del Contribuente monitora costantemente la fiducia dei contribuenti nei confronti dell’amministrazione finanziaria. Il sondaggio effettuato dallo Sportello del Contribuente (pubblicato sul sito internet www.contribuenti.it) rileva i dati del sondaggio effettuato nel mese di ottobre: il 74,38% dei contribuenti italiani ha fiducia nel 117.
Su 5.641 voti, 4.196 (pari al 74,4%) sono favorevoli al servizio 117, mentre 1.442 (pari a 25,6%) contro.
Il numero di pubblica utilità “117” è stato istituito nel 1996 per migliorare i rapporti fra contribuente e fisco.
In questi anni il 117 ha contribuito ad intensificare ulteriormente la lotta all’evasione fiscale ed agli illeciti in campo economico-finanziari o, determinando, in tal modo, un più diffuso ed articolato controllo del territorio, concorrendo, altresì, a supportare le altre Forze di Polizia per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.
”E’ il miglior dato registrato nell’ambito dell’amministrazione finanziaria – afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – ed e’ da attribuirsi alla enorme attività posta dal servizio 117 dalla Guardia di Finanza nella lotta all’evasione fiscale, ai finanziamenti illeciti, al caro consumi, nella tutela della sicurezza alimentare e nel sequestro dei prodotti contraffatti”.
”E’ giunto il momento di estendere i poteri della Guardia di Finanza – prosegue Carlomagno – ridandole lustro e prestigio, concentrando l’attività dei militari sul fronte della tutela dei diritti e dei doveri del contribuente”.
Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani

Giustizia: Vietti (Csm), introdurre il processo breve civile nel decreto anti crisi

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FOTO DI REPERTORIO

“La giustizia civile deve essere inserita nel pacchetto di misure per fronteggiare la crisi: il fatto che non ci sia e’ una grave e preoccupante carenza”. Queste le parole del vicepresidente del Csm, Michele Vietti in un’intervista al ‘Corriere della sera’ sul decreto anti-crisi. “La giustizia non e’ una variabile indipendente rispetto al sistema economico; il mercato prima che un luogo economico e’ un luogo giuridico”. La proposta di Vietti è l’introduzione del processo breve “anche per la giustizia civile” in quanto potrebbero sussistere le medesime condizioni di necessità e urgenza richieste per un decreto-legge. Il vicepresidente del CSM individua “tre fronti da aggredire”, tre aspetti che secondo Vietti dovrebbero essere rivisti . Innanzitutto cita “l’abnorme accesso alla giustizia civile” che, mediante un intervento sull’articolo 24 della Costituzione “che impone una tutela unicamente giurisdizionale dei diritti”, dovrebbe essere oggetto di una modifica tesa ad “una scrematura preventiva dei giudizi civili, dirottando su binari alternativi le questioni di tipo bagattellare e previdenziale, che costituiscono la gran parte delle cause civili”. Vietti sostiene inoltre che “ci vuole un robusto filtro pre-contenzioso” ed, ancora, evidenzia la necessità di “un processo breve civile, questo si’ urgente, con durata massima di tre anni per giungere al giudicato, con dei termini rigorosi che rispettino il principio di ragionevole durata fissato dalla Costituzione”. Per Vietti tale proposta potrebbe agganciarsi alla manovra anti-crisi, “nella parte del decreto in cui si riduce il numero delle Province”, così come potrebbe entrare a far parte del decreto “anche quella parte del disegno di legge del governo sullo smaltimento dell’arretrato civile, su cui il Csm ha espresso parere favorevole”.
Nadia F. Poli

Studio Cataldi

Chi vende emette la fattura. Chi acquista deve controllarla

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Il destinatario della fattura ha l’obbligo di regolarizzare il documento quando l’emittente abbia dato al negozio o al rapporto sottostante una qualificazione diversa da quella dovuta. In mancanza, è tenuto al versamento della maggior Iva. Sul tema, è ritornata la Corte di cassazione, con la sentenza n. 16437 del 27 luglio 2011. Il caso scaturisce da un accertamento nei confronti di una cassa rurale incentrato sull’irregolare fatturazione, effettuata da una cooperativa nei confronti di alcune casse di risparmio in esenzione Iva.

La cooperativa, secondo quanto stabilito da precedenti accordi con le casse rurali, effettuava attività di sponsorizzazione di eventi che avevano luogo nelle zone limitrofe a quelle di insediamento degli istituti di credito. Contattava i fornitori, pagava le prestazioni ricevute e contabilizzava tra i costi l’importo delle fatture onorate; detraeva l’Iva versata, per poi ripartire i costi sostenuti con i relativi committenti emettendo fatture senza addebito Iva, perché, a parere della società, operava in virtù di un mandato con rappresentanza, cioè in nome e per conto delle banche che ricevevano la pubblicità.

La sentenza della Corte
La Suprema Corte ha per prima cosa ad esaminato la valenza del mandato accordato dalle casse rurali alla cooperativa, ribadendo che “per avere l’effetto tipico della rappresentanza, cioè la diretta produzione degli effetti giuridici in capo al rappresentato, occorre(va) che il mandatario, ottenuta la procura, dichiar(asse) di agire in nome e per conto del mandante … Nella fattispecie, invece, si e(ra) alla presenza di un mandato senza rappresentanza ove il mandatario opera(va) per conto del mandante, ma in nome proprio. Le fatture, infatti, (era)no state intestate alla … che agi(va), pertanto, in nome proprio, tant’e(ra) vero che le (avev)a registrate nella propria contabilità per addebitarle solo in un secondo momento alle singole casse rurali…Si e(ra) palesemente alla presenza di un doppio passaggio e conseguente e(ra) l’applicabilità del D.P.R. n. 633 del 1972, art. 3, comma 3, che prevede(va) una doppia fatturazione e, perciò, l’assoggettamento ad IVA di entrambi i passaggi”.

In ogni modo, i giudici di legittimità hanno anche richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale, in base al quale “l’interpretazione dei contratti oggetto della controversia è riservata al giudice di merito, le cui conclusioni non sono sindacabili in cassazione se non sotto il profilo della violazione di legge o della insufficienza della motivazione”.

Il ricorso della cassa rurale era articolato su quattro motivazioni.

Con la prima – tornando all’oggetto del commento – si lamentava il fatto che i giudici d’appello non si erano opportunamente pronunciati o avevano disatteso la corretta interpretazione dell’articolo 6, comma 8, del Dlgs 471/1997 che, secondo una lettura giurisprudenziale, non imponeva al destinatario della fattura di accertare la debenza o meno dell’imposta, ma soltanto di supplire alle mancanze eventualmente commesse dall’emittente nella identificazione dell’atto negoziale o nella esposizione degli altri dati fiscalmente rilevanti.

La Corte ha rigettato la doglianza, perché è proprio la giurisprudenza (Cassazione, sentenze 13513/2008 e 19624/2009) richiamata dalla cooperativa che riconosce l’obbligo del destinatario di procedere alla regolarizzazione della fattura, nei casi in cui l’emittente abbia dato al negozio sottostante una qualificazione diversa da quella dovuta, che nel caso di specie la Cassa rurale non poteva ignorare, stante la sua qualità di parte del rapporto.

Valerio Giuliani
nuovofiscooggi.it

Crisi economica: Martino, creare legalità e far emergere il nero

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“La maggior parte delle spese se non si cambia la legislazione, continueranno a crescere per conto loro. L’Italia, perciò, non ha bisogno di manovre ma di riforme”. Queste le parole dell’ex-ministro Antonio Martino, che la Aduc riporta in un comunicato stampa. Più che una dichiarazione – spiega l’Aduc – si tratta di una vera e propria presa di posizione, da cui muovere per fare alcune considerazioni. La congiuntura economica sfavorevole, lo scenario di crisi in cui vige il diktat comunitario dei “conti da far quadrare” e in cui sudditi e contribuenti sono le uniche – e note – mucche da spremere, rendono necessario non solo operare mediante azioni congiunte e condivise, ma soprattutto che ci si stringa intorno a Governo e Parlamento (purché entrambe le parti siano disposte ad ascoltare, ciascuna nel rispetto delle proprie conoscenze e idee) con una proposta (o suggerimento, come lo si vuole definire): creare legalità. In altri termini: norme, regole e giustizia. Questo, si badi, non deve tradursi in una mostruosa e pesante burocrazia, di cui non si avverte la necessità e l’utilità, bensì, al contrario, nella volontà di delegificare e semplificare, adottando metodi semplici, che possano applicarsi all’ organizzazione della vita e del lavoro, così come nei rapporti privati e tra cittadino e istituzioni. L’emersione del “nero” – si legg enel comunicato – ovvero la legalizzazione di ciò che, attualmente, è vietato potrebbe rappresentare una sfida importante, lungo la strada delle riforme. I due casi, che potrebbero definirsi due estremi, sono droga e prostituzione. Due temi attuali quanto spinosi, per cui in passato era già stato presentato un disegno di legge – d’iniziativa dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca – che rappresentano anche due tabù culturali, propri e determinanti del nostro Paese. Potrebbe essere questa -conclude Aduc – l’occasione perché l’Italia, imboccando la strada della creazione di legalità, si faccia più europea, non solo in termini economici, ma anche socialmente e culturalmente.

Nadia F. Poli

Studio Cataldi

Soppressione della Provincia del Verbanio Cusio Ossola,l’intervento dell’Assessore Bendotti

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Riceviamo e pubblichiamo:

Il periodo ferragostano sta dando motivi di riflessione e di riflessione profonda sulle difficoltà che stiamo attraversando. Il sistema economico dà segni di implosione e non solo nel nostro Paese. Le istituzioni devono tentare di salvare il salvabile, compromesso da una serie di errori, il cui inizio risale non a ieri e nemmeno all’altro ieri.

In questo quadro complesso e accidentato il qualunquismo e l’anti-politica  dilagante non aiutano a trovare soluzioni di buon senso. La scelta  governativa di cancellare anche la nostra piccola Provincia e quella di togliere rappresentanza democratica ai piccoli comuni montani non mi possono trovare concorde e mi lasciano, oltre che perplesso, l’amaro in bocca.

Abbiamo lottato per anni per un’ autonomia istituzionale di questo territorio e adesso un colpo di spugna ferragostana cancella questa conquista. In un momento cosi delicato, che richiede di fare quadrato, di superare divisioni territoriali tramite un confronto serio ed approfondito – mettendo come punto di arrivo anche le esistenti ragioni “Ossolane ” sulla sanita’ –, le dichiarazioni del nuovo Sindaco di Domodossola e della segretaria provinciale del Partito Democratico appaiono come l’effetto di un colpo di sole. Solo un’eccessiva esposizione solare può spingere a definire la nostra Provincia un ente da smantellare, da cancellare, sventolando la bandiera dell’accorpamento, che se si avverasse vedrebbe il nostro territorio Provinciale – Ossola compresa – ritornare al passato. Un passato non generoso di vantaggi, come invece si vuol far credere.

Affermazione che fanno rivoltare lo stesso Ravasio e il grande Corradini. Sono fedele all’ idea federalista, all’essere “padroni a casa nostra”, facendo proprio il pensiero di Carlo Cattaneo che affermava: “Ma se ogni popolo può avere molti interessi da trattare in comune con altri popoli, vi sono interessi che può trattare egli solo, perché egli solo sente e intende. E v’è inoltre in ogni popolo anche la coscienza del suo essere, anche la superbia del suo nome, anche la gelosia dell’avita sua terra”.

Non posso condividere le scelte assunte con la manovra di Ferragosto, anche se formulate dai miei vertici di partito. I costi del debito pubblico e dello spreco non sono annidati nelle realtà montane. Personalmente non voglio rimanere “schiavo di un sistema romano”  che da sempre osteggio, ma neppure seguire le sirene di un opportunismo  che sostiene lo smantellamento della nostra conquistata Provincia e la soppressione dei piccoli comuni montani. Resto favorevole a una revisione dell’impianto generale degli enti locali e a una maggiore qualificazione dei servizi che possono benissimo essere gestiti in condivisione.

Rimango in ogni caso convinto della bontà della rappresentanza democratica che deve essere salvaguardata. Sono certo che anche la popolazione ossolana, come quella del ‘lago’, non concorda con questa deleteria ipotesi, al di la’ di quello che urlano gli ‘uccellatori di corte’.

Credo fermamente nel nostro territorio, nel nostro piccolo ma potenziale territorio, che non deve farsi sopraffare dagli eventi ma deve necessariamente ritrovare quell’orgoglio che gli e’ proprio: da Formazza a Belgirate!

Niente di tutto questo deve essere letto in favore della sopravvivenza della ‘casta’ locale: gli uomini passano, l’essere proprio di un territorio resta. Su questo punto inderogabile dobbiamo innestare la nostra battaglia, lavorando e adoperandoci in difesa delle ragioni di un territorio montano com’è il nostro. In questa partita c’è bisogno di tutti, anche dei ‘Novaresi’ ossolani, che invito a meditare su quali davvero saranno le conseguenze di una riannessione. Il Verbano Cusio Ossola deve continuare a sventolare orgogliosamente il proprio vessillo per non autocondannarsi alla perenne marginalità. 

Germano Bendotti

Assessore alla Montagna Provincia Verbano Cusio Ossola

Licenziamento: Cassazione, il capo deve provare i motivi del recesso

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In tema di estinzione del rapporto di lavoro, grava sempre su datore di lavoro l’onere di provare motivi del recesso anche se lavoratore viene licenziato per la sua presunta inidonenità a indossare calzature infortunistiche. Questo il contenuto della sentenza n. 16195 depositata il 25 luglio 2011 dalla sezione lavoro della Corte di Cassazione. I giudici di legittimità hanno infatti precisato che la regola generale valida in caso di licenziamento, secondo cui è il datore a essere gravato dell’onere della prova dei motivi posti a base del recesso, deve essere ritenuta operante anche nel caso in cui il provvedimento espulsivo abbia colpito il dipendente per la presunta inidoneità di quest’ultimo a indossare calzature antinfortunistiche indispensabili per le mansioni da svolgere. La Corte ha infine precisato che, laddove la perizia tecnica concluda nel senso dell’esistenza sul mercato di prodotti in grado di consentire l’espletamento del servizio in sicurezza, la società datrice deve essere esonerata della prova contraria.

Luisa Foti

Studio Cataldi