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Sconti fiscali ampi per le donazioni alla ricerca. Via libera per le erogazioni liberali agli IRCCS

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Le donazioni effettuate in favore di istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, sia pubblici che privati, possono essere portate dal donatore in diminuzione del proprio reddito. Sono queste le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 87/E pubblicata oggi, in risposta a un interpello presentato da un istituto scientifico interamente dedicato alla cura, alla ricerca clinica, biologica e traslazionale e alla formazione in campo oncologico. Quest’ultimo potrà beneficiare di donazioni “deducibili”, nel momento in cui terminerà il procedimento già avviato per il riconoscimento di IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico).

I motivi – Incentivare la ricerca scientifica attraverso la leva fiscale è la ratio che emerge dall’analisi dell’articolo 1 del Dl 70/2011, con cui è disposto, infatti, “un credito d’imposta a favore delle imprese che finanziano progetti di ricerca, in Università ovvero enti pubblici di ricerca”. Lo stesso articolo, inoltre, con il comma 3 precisa che, con questa definizione, si intendono anche gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS). Le finalità di questa recente norma sono di fatto coincidenti con quelle dell’articolo 1, comma 353, della legge 266/2005, e dell’art. 10, comma 1, lettera l-quater), del Tuir. Ecco perché gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, sia pubblici che privati, possano essere ricompresi tra “gli enti pubblici di ricerca” destinatari delle erogazioni liberali. Il testo della risoluzione è disponibile sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.gov.it, all’interno della sezione “Normativa e prassi”.

Cosenza: pubblicate le graduatorie definitive per l’accesso agli asili nido comunali

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Sono consultabili sulla home page del sito istituzionale www.comune.cosenza.it le graduatorie definitive per l’accesso agli asili nido comunali. Sono tre le strutture gestite dall’Amministrazione comunale che accolgono i bambini dai 3 mesi ai 3 anni, in via Misasi, in via Livatino e, per la parte antica della città, a Largo Vergini.

Fisco: italiani ossessionati dalle tasse

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Italiani sempre più ossessionati dalle tasse e sognano la riforma del fisco. Anche durante la settimana di ferragosto i contribuenti non hanno smesso di pensare alle tasse anche a seguito della Manovra di ferragosto. Nella sola settimana di ferragosto (10-17 agosto), sono stati ben 39.567 i cittadini che hanno contattato “Lo Sportello del Contribuente” richiedendo l’assistenza dei funzionari. Tra i contribuenti più ossessionati dal fisco figurano in testa in testa quelli residenti in Campania, con 4.915 richieste, secondo e terzo posto spettano rispettivamente a quelli dell’Emilia Romagna con 4.416, e del Lazio con 4.189. A seguire quelli della Sicilia con 3.643 richieste, Lombardia con 2.869, Toscana con 2.634, Veneto con 2.598, Piemonte con 2.465, Liguria con 1.564 e Trentino Alto Adige con 1.512. Chiudono la classifica la Valle d’Aosta con 1.025 richieste, l’Abruzzo con 1.011 ed il Molise con 963.
Finanche il giorno di ferragosto il sito internet www.contribuenti.it è stato consultato da 234.468 visitatori.
Internet, posta elettronica e telefono non sono le uniche fonti di salvezza per i contribuenti italiani. Significativo è anche il contributo dato all’informazione di “Contribuenti.it Magazine” e de Lo Sportello del Contribuente “front-office”, presente nelle principali città italiane, in prima linea nell’informazione ed assistenza fiscale e legale. Si tratta di una struttura, anche di “pronto intervento”, dove operano gli “Angeli del Fisco” di Krls Network of Business Ethics, Avvocati, Dottori commercialisti e Sociologi della Comunicazione, leader nella tutela dei diritti del contribuente e nell’assistenza gratuita ai poveri, le vittime di usura, i terremotati, i diversamente abili, le persone anziane over 70 ricoverate in ospedali, case di cura o di riposo e degli italiani residenti all’estero.

Fonte: Contribuenti.it

Allarme della CGIA: carico fiscale al 44,3% nel 2013

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Manovre d’esate: Il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, quantifica gli effetti fiscali delle recenti manovre correttive – quella di luglio e la manovra bis di agosto – e lancia un allarme: nel 2013 la pressione fiscale si attesterà al 44,3%, gravando sui cittadini e sulle imprese. Il rischio che possa soffocare i deboli segnali di ripresa dell’economia degli ultimi mesi è elevato. Nel 2013 il carico fiscale si stima possa aumentare dell’1,7% . A tali risultati, informano dalla CGIA, si è giunti muovendo dalle previsioni di finanza pubblica contenute nel DEF 2011 (Documento di Economia e Finanza), e dall’ipotesi che le maggiori entrate fiscali per gli anni 2012 e 2013, subiranno un incremento dovuto proprio agli effetti fiscali previsti dalla manovra correttiva di luglio e dalla maxi-manovra di agosto. La simulazione è dunque la risultante della somma tra le entrate fiscali previste per il 2012 dalla manovra di luglio (che ammontano a circa 6.081 milioni di euro) e il gettito aggiuntivo, previsto dalla manovra bis, che si traduce in 4 miliardi di euro derivanti dalla diminuzione delle agevolazioni ed esenzioni fiscali, cui si aggiungono ulteriori 3 miliardi di euro dalla “Robin Tax“, la tassa sulle imprese, energetiche italiane, dal contributo di solidarietà, dalla riforma della tassazione delle rendite finanziarie. Per il 2012 sono state prese in considerazione le stesse entrate fiscali stimate per il 2014. “Per stimare la pressione fiscale negli anni 2012 e 2013 – ha precisato Bortolussi – abbiamo classificato come entrata fiscale anche il gettito prodotto dalla futura riforma della assistenza sociale. Tale decisione è coerente con la norma di salvaguardia che prevede, nel caso di mancata attuazione della delega, che si proceda al taglio delle detrazioni e delle agevolazioni fiscali e quindi un conseguente aumento delle entrate fiscali. Nel caso la riforma assistenziale venisse attuata, si può ipotizzare che i 4 miliardi di gettito anticipati al 2012 e i 20 miliardi anticipati al 2013, si traducano in minori erogazioni ai cittadini e quindi vengano considerati nei bilanci pubblici come risparmi di spesa. In questa ultima ipotesi, la pressione fiscale potrebbe essere inferiore a quella ipotizzata nella nostra elaborazione”.

Crisi, luglio: aumento dei lavoratori in cassa integrazione

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FOTO DI REPERTORIO

Quanto elaborato dell’Osservatorio cig del dipartimento Industria della Cgil, in riferimento ai dati sulla cassa integrazione Inps nel report di luglio, sembrano confermare il “consolidamento strutturale della crisi industriale” e porre l’accento sui circa 500mila lavoratori in cassa dall’ inizio dell’ anno e il cui salario, in questi primi sette mesi, è stato tagliato di 2,2 miliardi di euro, che si traducono in 4.600 euro in meno per ogni lavoratore. Il ricorso alla cassa integrazione nel mese di luglio (eccetto quella ordinaria che registra un incremento congiunturale), come evidenziato dall’indagine condotta dal sindacato, è in flessione. Parallelamente seguita a crescere, anche in luglio, il numero di aziende che ricorrono alla cassa integrazione straordinaria (cigs): nei primi sette mesi sono stati 4.363, che equivale a un +6,21% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ed hanno interessato 6.526 unità d’azienda A questi numeri si aggiungono i 187 tavoli di crisi aperti presso il ministero dello Sviluppo economico, per un totale di 223.608 lavoratori coinvolti. Lo scenario delineato, che rispecchia la situazione e in essere, giustifica le parole del segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere: “Siamo messi molto male sia per la mole di lavoratori ancora in cassa, sia per la crescita senza sosta di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs, sia per il numero di tavoli aperti al Mise senza prospettive concrete”. Scudiere rileva una “mancanza di strategia da parte del governo come emerge prepotentemente da una manovra iniqua dagli effetti depressivi e senza una idea di crescita per il paese”. Causali – Cresce il numero di aziende che ricorre ai decreti di cassa integrazione straordinaria: 4.363 nei primi sette mesi dell’anno, che corrispondono a un aumento del 6,21% rispetto allo stesso periodo del 2010. I ricorsi coinvolgono 5.526 unità aziendali territoriali. In diminuzione i ricorsi per crisi aziendale (-10,05%) che, tuttavia, continuano a rappresentare la quota più importante: il 60,90% del totale, pari a 2.657. In aumento le domande di ricorso al fallimento (274, per un +56,57% rispetto ai primi sette mesi del 2010), così come il ricorso al concordato preventivo (164, per un +33,33%) e ai contratti di solidarietà (899, per un +64,05%), che costituiscono il 20,61% del totale dei decreti. Si confermano poche le domande di ristrutturazione aziendale e risultano “inconsistenti” gli interventi che implicano percorsi di reinvestimento e di rinnovamento strutturale delle aziende. Il nord Italia è l’area geografica dove si concentra la quasi totalità dei ricorsi. Si registrano tuttavia significativi aumenti percentuali nel Sud. Al primo posto si trova la Lombardia, con 136.344.796 ore di cassa integrazione autorizzate. Per il Mezzogiorno la regione che maggiormente ricorre alla cig è la Campania, con 36.093.399 ore per 30.078 lavoratori. Settori – Il meccanico è il settore in cui il ricorso allo strumento cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) è più elevato, seguito dal commercio e dall’edilizia. Lavoratori in cig – 980.000: questo il numero di lavoratori che nel mese di luglio risulta essere in cigo, cigs e in cigd. 493.000 i lavoratori in cig, se si considerano gli equivalenti a zero ore, pari a 30 settimane lavorative. 2,2 miliardi di euro, equivalenti a 4.602 di euro per ogni singolo lavoratore, è quanto i lavoratori parzialmente tutelati dalla cig hanno perso nel loro reddito, come evidenziato dalle indagini e successive rilevazioni dell’Osservatorio cig.

Fonte: Studio Cataldi

Fisco: distributori automatici, evasi 15 MLD di euro

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Nella Penisola c’è una «macchinetta» ogni 11 abitanti, che eroga ogni giorno prodotti di largo consumo (caffè, bibite, snack, yogurt biologico, frutta fresca, prodotti dietetici, latte, acqua), film e musica mp3, sigarette, gratta e vinci, scommesse, oggettistica, anticoncezionali, giochi per bimbi, chewing gum, prodotti per automobili e perfino lingotti d’oro.
Distributori automatici che si trovano nelle comunità di lavoro e – sempre più spesso – in luoghi aperti al pubblico: ospedali, stazioni ferroviarie, aeroporti, palestre, musei, tabaccherie, stazioni di servizio, scuole, uffici postali.
L’Italia è il massimo produttore europeo di distributori automatici e detiene la leadership mondiale di export (70% della quota di settore).
Il settore della distribuzione automatica ha generato nel 2010 un imponibile annuo non dichiarat o al fisco di circa 48 MLD di euro, con un’imposta evasa di 15 MLD di euro.
E’ questa la sintesi della nuova inchiesta condotta da KRLS Network of Business Ethics per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani, presentata oggi in anteprima a Portoferraio (Isola d’Elba).
“A favorire l’evasione fiscale – dichiara Vittorio Carlomagno Presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – c’è anche la totale assenza di conteggio ufficiale o cartaceo dei guadagni, a differenza di quanto avviene per i registratori di cassa”
Per arginare tale evasione, Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani chiede di inserire nella manovra di ferragosto (DL 138/2011) l’obbligo di memorizzare e inviare online al fisco il resoconto delle operazioni effettuate mediante i distributori automatici.
Fonte: Contribuenti.it

Dichiarazione di successione in caso di defunto non residente

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Se il defunto non aveva la residenza in Italia, la dichiarazione di successione, redatta sull’apposito modulo disponibile presso tutti gli uffici delle Entrate, deve essere presentata all’ufficio dell’Agenzia nella cui circoscrizione era stata fissata l’ultima residenza italiana.
Se non si è a conoscenza di quest’ultima, la denuncia va presentata all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di “Roma 6”, in Via Canton 20 – 00144 Roma.Con l’occasione si ricorda che la dichiarazione deve essere presentata entro 12 mesi dalla data di apertura della successione coincidente, generalmente, con la data del decesso del contribuente.

Fisco Oggi

Lucca: prorogato al 12 luglio il termine di scadenza per le domande di agevolazione mense scolastiche

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Tenuto conto del periodo feriale e della plausibile difficoltà che le famiglie possano aver incontrato nell’acquisire l’attestazione ISEE,  il termine per far pervenire le domande di esenzione e agevolazione tariffaria per i servizi  mensa e trasporto scolastico è stato prorogato a lunedì 12 settembre.

Come già in precedenza comunicato, le domande potranno essere fatte pervenire  per posta (in tal caso allegando fotocopia del documento di identità) o mediante consegna agli uffici comunali presso il centro civico Agorà in Piazza dei Servi, in tal caso su appuntamento da concordare telefonando  ai numeri 0583 445722 – 445723.

I bollettini di pagamento, stante la necessità di attendere la scadenza del termine di ricevimento delle domande di esenzione, saranno inviati al domicilio delle famiglie, le quali pertanto potranno provvedere al pagamento solo una volta ricevuti i bollettini con i quali saranno indicate le modalità di pagamento, i termini di scadenza e gli importi da corrispondere

Piano annuale di trasporto – Inoltre è in pubblicazione sul sito internet del Comune di Lucca, il Piano Annuale del Trasporto scolastico per l’anno scolastico 2011/2012, completo delle indicazione degli orari e dei percorsi effettuati dai pulmini, che portano gli alunni residenti o domiciliati sul territorio  comunale alle proprie scuole.

L’amministrazione comunale prevede che il servizio di trasporto scolastico inizierà regolarmente, fin dal primo giorno di scuola, secondo il calendario stabilito.

Cassazione: no al licenziamento dei lavoratori per discriminazione, ritorsione o rappresaglia

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Maggiore tutela per i lavoratori che, a causa delle legittime rivendicazioni che portano avanti nei confronti del datore, finiscono per essere licenziati. E’ quanto affermato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 16925 del 3 agosto che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta all’attenzione. Così i magistrati di Piazza Cavour hanno restituito il posto ad Andrea M., magazziniere di una ditta di Palermo che commercializzava detersivi e che lo aveva messo alla porta perchè voleva i soldi dello straordinario e dei permessi retribuiti. Senza successo l’azienda ha sostenuto che le norme sul licenziamento discriminatorio non sono “suscettibili di applicazione analogica” in caso di licenziamento ritorsivo. Il licenziamento discriminatorio, sancito dall’art. 4 della legge n. 604 del 1966, dall’art. 15 della legge n. 300 del 1970 e dall’art. 3 della legge n. 108 del 1990, è suscettibile di interpretazione estensiva sicché l’area dei singoli motivi vietati comprende anche il licenziamento per ritorsione o rappresaglia, attuati a seguito di comportamenti risultati sgraditi all’imprenditore, che costituisce cioè l’ingiusta ed arbitraria reazione, quale unica ragione del provvedimento espulsivo, essenzialmente quindi di natura vendicativa

La Suprema Corte, sottolineando che il motivo oggettivo di licenziamento determinato da ragioni inerenti all’attività produttiva deve essere valutato dal datore di lavoro, senza che il giudice possa sindacare la scelta dei criteri di gestione dell’impresa ma che spetta al giudice il controllo della reale sussistenza del motivo addotto dall’imprenditore, ha osservato che la Corte di merito rilevava la pretestuosità del dedotto riassetto organizzativo che si poneva in contrasto con l’assunzione di altro dipendente avvenuta pochi mesi prima del licenziamento. Correttamente, quindi, la Corte territoriale, ritenuta la natura ritorsiva del licenziamento intimato, ha provveduto all’applicazione del regime sanzionatorio previsto dall’art. 18 della legge n. 300 del 1970 sentenziando il diritto alla riassunzione di Andrea M. e la condanna del datore a risarcirgli tutti gli stipendi persi fino al reintegro, e a versargli 52 mila e 500 euro per straordinario e permessi non pagati.

Giovanni D’Agata

L’Unione delle Province Piemontesi interviene sulla abolizione delle piccole Province

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“Una cosa sono i tagli ai costi della politica, un’altra la riforma delle autonomie locali. I risparmi veri non si ottengono abbattendo le piccole province, sul riassetto degli enti locali non si può agire con una manovra finanziaria”.
“Lo Stato sta perdendo il senso dell’ordinamento introducendo disposizioni che, anziché fare chiarezza, confondono. Una cosa sono i tagli ai costi della politica, un’altra la riforma delle autonomie locali. Inserire il riassetto degli enti territoriali – andando a colpire indiscriminatamente solo i più piccoli – in un dispositivo finanziario come la manovra di Ferragosto non solo non produrrà un effettivo risparmio, ma scontrandosi con un’ammissibilità costituzionale disorienta sul piano dell’applicazione pratica. Si tratta infatti di decisioni assunte unilateralmente, senza nessun confronto territoriale, che determineranno un vuoto nell’erogazione di servizi ai cittadini e alle imprese. Preoccupa infatti la mancanza di norme che tengano conto della necessità di riorganizzare le competenze, di delineare le funzioni che ogni livello amministrativo deve esercitare. Per questo chiediamo da subito che il Parlamento deleghi le Regioni a una ridefinizione di confini e dimensioni ottimali delle Province, sentiti i Comuni che ne costituiscono la struttura territoriale”. Così il Presidente dell’Unione Province Piemontesi Massimo Nobili riassume le riflessioni emerse stamani con la riunione dell’Ufficio di Presidenza
dell’UPP.
“Abbiamo esaminato il testo della manovra economica – continua Nobili – esprimendo perplessità sui suoi contenuti. Le critiche sono rivolte all’ulteriore taglio delle risorse destinate a erogare servizi ai cittadini e alle modifiche del sistema di organizzazione dei poteri locali, nel quale, tra l’altro, manca un riferimento esplicito all’istituzione delle Città Metropolitane e alla sopressione
di enti, agenzie, aziende e autorità non elettive che svolgono in modo ridondante compiti di gestione e di governo di funzioni di pubblico interesse”.
L’Ufficio di Presidenza delle Province Piemontesi conscio della gravità del momento ha sottolineato l’urgenza, ai fini del contenimento e della razionalizzazione della spesa pubblica, dell’approvazione della Carta delle Autonomie, con la definizione delle funzioni fondamentali in capo alle Province e ai Comuni.
Le Province Piemontesi, richiamando l’attenzione del Parlamento sulla necessità di rispettare le disposizioni Costituzionali, sottolineano i limiti e l’inapropriatezza di una riforma dei poteri locali fatta tramite decreto legge e auspicano che in tempi rapidi possa essere ripreso un serio e fattivo confronto per una partecipata riforma delle Autonomie Locali.
Di questi argomenti i Presidenti delle Province Piemontesi discuteranno con il Presidente della Regione, Roberto Cota nell’incontro calendarizzato il 29 agosto p.v.
“Chiediamo che la Regione ci accompagni in un percorso di riassetto territoriale coinvolgendo i Comuni. Sono loro, il primo anello della ossatura istituzionale, a dover decidere sull’appartenenza amministrativa di area vasta” dichiara il Presidente Nobili.
“Inoltre – prosegue il Presidente UPP – serve da subito chiarezza, fin qui assolutamente assente, sulle ricadute che l’abolizione delle Province avrà sul personale. Da Roma devono farci sapere se verrà ridistribuito anche secondo un criterio di mobilità interregionale”.