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Benzina: riforma carburanti, Governo pronto

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In materia di carburanti il Governo italiano è pronto per la riforma. A dichiararlo è stato il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico con delega all’energia, Stefano Saglia, il quale ha colto l’occasione per sottolineare come dal confronto in corso con tutti gli attori della filiera stiano emergendo delle proposte condivise. Negli ultimi giorni, dopo che la benzina ha sfondato la soglia di 1,4 euro al litro, le Associazioni dei Consumatori sono tornate a fare la voce grossa riguardo al fatto che puntualmente in vista delle festività e dell’esodo degli italiani per le vacanze i prezzi di gasolio e benzina alla pompa iniziano a salire in maniera ingiustificata e scorrelata rispetto alle quotazioni del petrolio ed al cambio euro/dollaro.

Il sottosegretario Saglia ha inoltre reso noto che il Governo è al lavoro affinché entro la fine della legislatura si arrivi ad una riforma e ad una liberalizzazione del settore anche attraverso l’incremento delle cosiddette stazioni di rifornimento self e iperself, e soprattutto azzerando quei centesimi di troppo al litro sul prezzo industriale della benzina che nel nostro Paese sono presenti rispetto agli altri Paesi d’Europa.

Nella giornata di ieri, intanto, la Federconsumatori è nuovamente intervenuta sul tema denunciando l’immobilismo fino ad ora adottato dal Governo che non ha fatto nulla per frenare le speculazioni sui carburanti; benzina e diesel al litro presentano attualmente alla pompa prezzi che innescheranno anche quest’anno, puntualmente, la consueta stangata di Pasqua.

Per porre rimedio la ricetta dell’Associazione dei Consumatori è quella che prevede l’istituzione di una apposita Commissione anti-speculazioni sui carburanti unitamente alla sterilizzazione dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), la completa liberalizzazione del comparto e, tra l’altro, anche l’eliminazione dei millesimi di euro nei prezzi di benzina e diesel in quanto dannosi e fuorvianti.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/benzina-riforma-carburanti-governo-pronto/26787/

Nuove regole sui rimborsi Iva Ue. L’Agenzia prende “provvedimento”

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Nell’atto, le istruzioni per richiedere la restituzione dell’imposta assolta all’estero
Arrivano le istruzioni operative per poter chiedere il rimborso dell’Iva assolta in uno degli Stati appartenenti all’Unione europea da soggetti stabiliti in altro Stato membro, grazie al provvedimento del direttore dell’Agenzia firmato oggi che chiarisce nel dettaglio le modalità e i tempi.
Il nuovo sistema che garantirà meno burocrazia e maggiore liquidità per gli operatori economici prende il via dalla direttiva 2008/9/CE, recepita nell’ordinamento italiano dal decreto legislativo 18 del 2010.
A seguito di tali nuove norme, i cittadini europei non dovranno più recarsi presso le Amministrazioni finanziarie straniere, ma potranno interfacciarsi direttamente con quelle nazionali. In particolare, i cittadini italiani potranno dialogare direttamente con l’Agenzia delle Entrate.
Altra grande novità è la riduzione sia dei tempi di lavorazione dei rimborsi Iva, che passa da 6 a 4 mesi, sia di quelli necessari all’erogazione che deve obbligatoriamente avvenire nei 10 giorni successivi alla comunicazione della decisione di accoglimento del rimborso da parte dello Stato estero.
Nell’ottica di una riduzione della burocrazia, è stato generalizzato l’uso degli strumenti informatici, da un lato il web per la trasmissione delle richieste di rimborso, e dall’altro l’uso della posta elettronica per colloquiare con le varie Amministrazioni. In tale ambito rientra anche lo sviluppo di una procedura di trasmissione telematica, in collaborazione con la Banca d’Italia, delle disposizioni di pagamento a favore degli operatori economici comunitari.
Novità per gli operatori economici nazionali
Per gli operatori economici nazionali la grande novità è rappresentata dal fatto che la domanda di rimborso non è più cartacea bensì telematica e si presenta, direttamente o tramite i soggetti individuati dal provvedimento emanato oggi, all’Agenzia delle Entrate, via web con i canali telematici Entratel e Fisconline. Sarà cura dell’Agenzia, nei successivi 15 giorni e una volta svolti i controlli previsti nell’allegato B del provvedimento odierno, inoltrare la domanda di rimborso allo Stato membro competente.
Con il provvedimento dell’Agenzia è stato approvato anche l’elenco delle informazioni da indicare all’interno della richiesta di rimborso. Alcune di esse possono variare in base allo Stato a cui l’istanza è indirizzata. Ad esempio, è facoltà dello Stato comunitario scegliere la lingua e la valuta da utilizzare nella compilazione della domanda o volere che la descrizione dell’attività economica del richiedente venga fatta utilizzando un testo libero piuttosto che appositi codici.
Operatori di altri stati Ue – Come richiedere il rimborso per acquisti in Italia
Gli operatori economici comunitari non presenteranno più la domanda di rimborso, per le operazioni effettuate in Italia, direttamente al Centro operativo di Pescara, ma lo faranno tramite la propria Amministrazione finanziaria.
Il Centro operativo di Pescara dovrà prendere una decisione sulle richieste di rimborso nei 4 mesi successivi alla loro ricezione; i 4 mesi possono diventare 6 o 8 se il Centro riterrà necessario procedere alla richiesta di informazioni, come ad esempio gli originali delle fatture, o chiederne ulteriori.
L’erogazione dei rimborsi dovrà comunque sempre avvenire nei 10 giorni successivi alla comunicazione di accoglimento della richiesta.
Operatori extra Ue – Come richiedere il rimborso per acquisti in Italia
Per gli operatori economici residenti in Svizzera, Norvegia e Israele, Paesi con i quali l’Italia ha stipulato specifici accordi, non sono previsti grandi cambiamenti per quanto riguarda le modalità di presentazione della richiesta di rimborso. Essi, infatti, dovranno continuare a presentare, in forma cartacea, il modello Iva 79 al Centro operativo di Pescara.
Il provvedimento chiarisce, però, che anche per loro il nuovo termine di presentazione delle istanze è il 30 settembre.

Valeria De Carolis
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/normativa-e-prassi/articolo/nuove-regole-sui-rimborsi-iva-uelagenzia-prende-provvedimento

Inps, al via la campagna Red 2010. Parte il “bustone” per i pensionati

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Da quest’anno operazione semplificata grazie allo scambio di informazioni tra le Entrate e l’Ente di previdenza
Bussa alla porta dei pensionati italiani il “bustone”, il plico che contiene la documentazione necessaria per assolvere i propri adempimenti fiscali. Prende il via, quindi, anche quest’anno la campagna Red con cui l’Inps verifica le situazioni reddituali dei pensionati che incidono in qualche modo sul diritto a fruire delle prestazioni pensionistiche e con cui recupera, entro l’anno successivo, quanto eventualmente pagato in eccedenza.

Dal 1° gennaio 2010, in base a quanto introdotto dal Dl 78/2009, l’Agenzia delle Entrate deve trasmettere all’Inps le informazioni reddituali in proprio possesso relative ai contribuenti titolari delle prestazioni collegate al reddito e, in alcuni casi, anche dei loro familiari.
Quindi, se il contribuente ha già presentato dichiarazione al Fisco non dovrà compilare il modello Red, perché l’Inps acquisirà direttamente dall’Agenzia delle Entrate le informazioni necessarie.
I pensionati dovranno compilare il modello Red solo quando non hanno comunicato i propri redditi all’Amministrazione fiscale o perché esonerati dall’obbligo della dichiarazione o perché nel 2009 abbiano conseguito redditi esenti da Irpef ma comunque rilevanti ai fini delle prestazioni Inps.
Non dovranno, invece, compilare la comunicazione Red i soggetti che, anche se esonerati dall’obbligo dichiarativo, hanno comunque presentato la dichiarazione all’Agenzia delle Entrate per, ad esempio, fruire di crediti d’imposta.
Sono previste modalità semplificate di compilazione del modello quando i redditi comunicati non sono cambiati rispetto a quelli dichiarati l’anno precedente o nel caso in cui il soggetto comunichi di non avere altri redditi oltre la pensione.

Il “bustone”, che verrà inviato per email ai possessori di posta elettronica certificata, può contenere diversi documenti tra cui il modello Cud, quelli per fruire del diritto alle detrazioni, istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi e una lettera con la prima parte del codice Pin. Seguendo le istruzioni inviate, il pensionato potrà ottenere la seconda parte del codice e trasmettere quindi telematicamente la dichiarazione accedendo all’apposita sezione “Servizi al cittadino” all’interno del sito dell’Inps.

I pensionati, inoltre, potranno presentare la dichiarazione direttamente alla sede Inps competente o avvalersi dell’assistenza dei Caf e degli altri soggetti abilitati.
r.fo.
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/inps-al-la-campagna-red-2010parte-il-bustone-i-pensionati

Prosegue l’evoluzione degli Studi. In Gazzetta Ufficiale i nuovi 69

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La parte del leone la fanno i servizi. Rilevante l’approvazione della prima elaborazione su base regionale
Sono in Gazzetta Ufficiale i decreti del ministro dell’Economia e delle Finanze del 12 marzo 2010 che approvano 69 studi di settore, applicabili a decorrere dal periodo d’imposta 2009. Approvate anche tre nuove “territorialità specifiche” che consentono di differenziare la stima di ricavi e compensi in funzione delle realtà locali, e gli aggiornamenti relativi alle aree territoriali omogenee e ai minimi provinciali per gli studi dei professionisti, per tener conto di modiche comunali e provinciali.

I 69 studi di settore costituiscono l’evoluzione di altrettanti studi già in vigore; in particolare, per 5 studi si tratta della prima evoluzione, per 58 studi della seconda revisione, mentre per 6 studi l’evoluzione costituisce la terza revisione. La parte del leone la fanno gli studi dei servizi, precisamente 24 studi sono relativi ad attività economiche di tale comparto, 21 interessano il commercio, 12 studi attengono ad attività economiche del settore delle manifatture e 12 sono relativi ad attività professionali. Approvati, in via definitiva, anche 3 studi di quest’ultima macroarea economica, gli studi di settore UK02U – Studi di Ingegneria, UK06U – Revisori contabili, periti e consulenti e UK17U – Periti industriali, evoluti nel 2007 e, in precedenza, approvati in applicazione monitorata.

L’approvazione dei 69 studi di settore permette di rispettare i tempi di revisione triennale, richiesta per l’esigenza di mantenere la loro rappresentatività rispetto alla realtà economica cui si riferiscono, e consente anche di dare attuazione al programma di restyling degli studi per il periodo d’imposta 2009, contenuto nel provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 16 gennaio 2009.

Novità rilevante è l’approvazione della prima elaborazione degli studi di settore su base regionale introdotta, in attuazione del federalismo fiscale, dall’articolo 83 ai commi 19 e 20 del Dl 112/2008, convertito nella legge 133 dello stesso anno.

Il debutto di questa nuova versione dello strumento studi di settore è toccata allo studio relativo alle Costruzioni – UG69U, evoluzione dello studio TG69U.
Da un punto di vista metodologico, le imprese del settore sono state preventivamente isolate in gruppi omogenei, secondo la tradizionale analisi statistica utilizzata per l’elaborazione degli studi di settore, e, successivamente, ripartite a livello regionale, prediligendo le informazioni di natura strutturale. Attraverso questo tipo di indagine, sono stati individuati 408 gruppi omogenei, rappresentativi dei modelli organizzativi delle imprese del settore, in modo da far emergere le specifiche condizioni di svolgimento dell’attività a livello locale.
Per ogni gruppo omogeneo sono state quindi definite le specifiche funzioni di ricavo.
In fase di applicazione dello studio di settore UG69U, avuto riguardo all’approccio metodologico adottato, l’analisi discriminante, l’analisi di coerenza e quelle di normalità economica e di congruità si applicano su base regionale.

Il nuovo studio delle costruzioni rappresenta dunque una innovazione oltre che per la metodologia individuata su base regionale, anche in relazione al percorso seguito, nella fase di valutazione del prototipo, che ha visto attivamente coinvolti, oltre alle organizzazioni di categoria, anche gli Osservatori regionali.
Il coinvolgimento, nella suddetta fase di test del nuovo studio delle Costruzioni, degli Osservatori regionali, integrati da un rappresentante dell’Anci, per effetto del decreto ministeriale 19 maggio 2009, trova fondamento nel presupposto della capacità degli stessi di cogliere le specificità della realtà territoriale in cui operano le aziende del settore e nella conseguente possibilità di concorrere ad analizzare l’adeguatezza e il funzionamento dello strumento a livello locale.

Nei 69 studi di settore sono state introdotte, altresì, ulteriori e numerose novità di carattere metodologico. Di seguito si segnalano le più rilevanti:
definitivamente superati i vecchi indicatori di normalità economica, elaborati ai sensi del comma 14 dell’articolo 1, della legge 244/2007, e introdotti, per tutti gli studi in applicazione per il 2009, gli indicatori di normalità economica elaborati ai sensi del comma 13, della stessa legge. Gli indicatori da comma 13 costituiscono un valido supporto all’Amministrazione finanziaria nell’attività di selezione dei soggetti da sottoporre a controllo e, inoltre, hanno, analogamente a quelli individuati per gli studi di settore approvati a decorrere dai periodi d’imposta 2007 e 2008, l’obiettivo di dissuadere i contribuenti da una compilazione non corretta dei modelli
definizione di tre nuovi indicatori territoriali, risultato delle analisi delle territorialità specifiche che hanno consentito di differenziare le modalità di applicazione degli studi di settore e di renderli sempre più aderenti alla realtà economica di riferimento. In particolare, le predette analisi delle territorialità specifiche hanno consentito di individuare i seguenti indicatori:
“livello delle retribuzioni”
“livello del reddito disponibile per abitante”
“livello delle quotazioni immobiliari”.
Il primo indicatore, individuato a livello provinciale, consente di tener conto della diversa incidenza del costo delle retribuzioni sulla determinazione dei ricavi/compensi, in relazione alle specifiche realtà territoriali. L’indicatore relativo al “livello del reddito disponibile per abitante”, invece, consente di tener conto della capacità dei contribuenti di produrre ricavi/compensi, in funzione del diverso livello di benessere e grado di sviluppo economico che caratterizza il luogo in cui svolgono l’attività. A differenza del precedente, tale indicatore è stato individuato per ogni comune, per ciascuna provincia e ciascuna regione. L’ultimo indicatore, relativo al “livello delle quotazioni immobiliari”, individuato, in particolare, per gli studi di settore UG69U (Costruzioni) e UG40U (Valorizzazione Immobiliare), consente di differenziare il territorio nazionale sulla base dei valori di mercato degli immobili per comune, provincia, regione e aree territoriali.
L’individuazione dei tre specifici indicatori territoriali, e il loro utilizzo nelle funzioni di regressione dei 69 studi evoluti dal 2009, garantisce una sempre più precisa stima dei ricavi/compensi e quindi una maggiore attendibilità degli studi di settore quale strumento di accertamento
individuazione di una nuova modalità di valorizzazione del contributo dei soci amministratori. A seguito delle ulteriori informazioni richieste nei modelli per il periodo preso a base nella costruzione dei 69 studi di settore, è stato possibile affinare ulteriormente la stima, all’interno delle funzioni di ricavo, dell’apporto dei soci amministratori che prestano attività nella società in via prevalente e continuativa.

Aggiornate, inoltre, le aree territoriali omogenee, modificate a seguito dell’istituzione di 4 nuove province nella regione Sardegna (Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio), delle province di Fermo, Monza-Brianza, e Barletta-Andria-Trani, della modifica della provincia di Rimini e dell’istituzione del comune di Campolongo Tapogliano, con la conseguente soppressione dei preesistenti comuni, e i minimi provinciali per gli studi di settore TK29U (Studi di geologia), UK01U (Attività degli studi notarili), UK02U (Studi di ingegneria), UK06U (Revisori contabili, periti e consulenti) e UK17U (Periti industriali), integrati per effetto dell’istituzione delle citate nuove province.
Maria Rita D’Isanto
Francesca Nesci
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/normativa-e-prassi/articolo/prosegue-levoluzione-degli-studi-gazzetta-ufficiale-i-nuovi-69

Fondi pensione aperti avanti a piccoli passi

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Il bilancio 2009 si chiude in positivo per i fondi pensione aperti, anche se i numeri non sono eccezionali. A dirlo sono le consuete statistiche di Assogestioni, l’Associazione del risparmio gestito.

I numeri
Nel corso dell’ultimo trimestre 2009, grazie all’aumento delle adesioni dei lavoratori, il numero di iscritti è passato da 865 mila a circa 874 mila unità (valore al lordo delle duplicazioni). La raccolta netta, pari a 281 milioni di euro negli ultimi tre mesi dell’anno passato, sfiora nell’intero anno il miliardo (974 milioni) e contribuisce all’incremento dell’attivo netto, cresciuto fino a raggiungere i 6,2 miliardi. Per quanto riguarda i riscatti, il rapporto statistico evidenzia flussi in uscita per oltre 148 milioni, nei tre mesi di riferimento. In tutto il 2009 la quota raggiunge i 383 milioni.

Più dipendenti che autonomi
I lavoratori dipendenti hanno immesso nel sistema oltre 166 milioni di euro, il 39% dei contributi complessivi. I lavoratori autonomi hanno invece contribuito con 158 milioni, una quota pari a circa il 37% del valore delle adesioni. Nell’arco dell’anno i contributi da parte dei lavoratori dipendenti sono pari a oltre il 73% delle adesioni totali. Nel medesimo periodo i lavoratori autonomi hanno apportato il 38,5% delle masse riversate nel sistema.

L’asset allocation
La distribuzione di portafoglio generale mette in risalto una decisa preferenza per gli investimenti nei comparti bilanciati che continuano a detenere più di un quarto dell’attivo netto complessivo, pari a oltre 1,66 miliardi (al 31 dicembre 2009). Questi prodotti hanno registrato una raccolta di oltre 85 milioni di euro nell’ultimo trimestre e di 242 milioni nel corso dell’intero anno. I fondi pensione bilanciati sono stati scelti dal 26,7% degli iscritti alla previdenza complementare.

Al secondo posto troviamo i bilanciati obbligazionari che hanno raccolto nel trimestre 77,5 milioni, in tutto il 2009 il dato è pari a 238 milioni. L’attivo netto al 31 dicembre è pari a poco meno di 1,5 miliardi di euro, il 25,2% del totale. All’ultimo gradino del podio troviamo invece i prodotti di tipo azionario, i quali hanno raccolto in tre mesi flussi per 68 milioni di euro, 225 i milioni in un anno. Tali prodotti hanno un attivo di oltre 1,35 miliardi di euro e il 19,5% degli iscritti.

Età e provenienza degli iscritti
Nella fascia di età tra i 40 e 49 anni si concentra il maggior numero di aderenti, il 34%. La percentuale di adesione fra i 30-39 anni si posiziona a quota 28,5%. Diminuisce la percentuale degli aderenti nella fascia degli under 30, i più giovani sono, infatti, solo l’11% degli iscritti. Gli over 59 sono la categoria meno rappresentata con il 5,2% degli iscritti.

Per quanto concerne le aree geografiche con il 33,5% degli iscritti il Nord ovest si conferma essere la zona con la più alta percentuale di aderenti alla previdenza complementare. Nel Nord est del Paese la percentuale di iscritti è pari al 23,5% del totale. Gli aderenti nelle regioni del Centro sono il 22,6%, aumentano gli iscritti nel Sud sono il 13,7% e nelle Isole il 6,7% del totale.

Fonte: http://www.morningstar.it/it/news/article.aspx?articleid=88008&categoryid=70&refsource=newsletter〈=it-IT

Pensione, la palla passa al lavoratore

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A livello globale, il patrimonio dei prodotti previdenziali a contribuzione definita sta superando quello degli schemi a prestazione definita. Secondo una ricerca di State Street global advisors (SSga), nei principali mercati pensionistici (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Svizzera, Giappone e Paesi Bassi), la crescita media per i primi è stata del 6,4% annuo nell’ultimo decennio contro l’1,6% dei secondi. Gli asset dei fondi a contribuzione definita rappresentano quindi il 42% del totale rispetto al 32% del 1999.

Il passaggio dagli schemi tradizionali a quelli in cui è predeterminato l’importo da versare, ma non l’ammontare della pensione che si avrà non avviene alla stessa velocità in tutti i Paesi. L’Italia rappresenta un caso emblematico. Di fatto, a coloro che si sono iscritti alla previdenza complementare dopo la riforma del 2007 si applica il sistema a contribuzione definita, ma i ritmi di crescita sono contenuti. Secondo le recenti statistiche di Assogestioni, il numero di sottoscrittori dei fondi pensione aperti è salito appena del 3% tra il quarto trimestre 2008 e lo stesso periodo del 2009. Inoltre, la raccolta non ha superato il miliardo di euro nell’intero anno.

Secondo il rapporto di SSga, la crisi ha dato un duro colpo ai fondi pensione a prestazione definita nel Regno Unito, dove il 52% potrebbe chiudere. Negli Stati Uniti, il crollo degli schemi a prestazione definita è cominciato a fine degli anni ’70. Anche i prodotti a contribuzione definita hanno subito i contraccolpi della crisi. Oltreoceano, gli aderenti ai piani 401(k), che sono forme previdenziali promosse a livello aziendale, hanno registrato cali medi pari a circa il 28%. Un’analisi di Watson Wyatt mostra che le formule tradizionali hanno mediamente ottenuto risultati migliori.

I più danneggiati sono stati i lavoratori vicini alla pensione, molti dei quali erano eccessivamente esposti alle azioni. Dunque, se la direzione futura è quella della “contribuzione definita”, è necessario rafforzare i modelli attuali che durante la crisi hanno mostrato tutti i loro limiti. Anche perché questi sistemi trasferiscono l’intero rischio sull’individuo. E’ indispensabile, quindi, che i lavoratori siano adeguatamente informati e formati per pensare al loro futuro. Ad esempio, devono sapere che se versano un contributo troppo basso, possono non riuscire a mantenere un adeguato livello di benessere in futuro. Inoltre, anche le aziende devono essere coinvolte attivamente e non solo per orientare i dipendenti.

Fonte: http://www.morningstar.it/it/news/article.aspx?articleid=88111&categoryid=70&refsource=newsletter〈=it-IT

Bolletta gas più cara, ma si può risparmiare

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A partire da domani, 1 aprile 2010, arriva l’ennesimo salasso a carico delle famiglie per quel che riguarda i consumi di gas; la bolletta rincara infatti a parità di consumi del 3,6%, ovverosia di 34 euro annui. A comunicarlo è stata l’Autorità per l’Energia elettrica ed il gas, la quale ha inoltre reso noto che, invece, le tariffe della luce per il secondo trimestre 2010 scendono del 3,1% con un risparmio medio a famiglia pari a 13 euro annui. Nel complesso, quindi, tra luce e gas nel prossimo trimestre le famiglie rischiano seriamente di pagare una bolletta energetica complessiva più salata, ma in teoria, ed anche in pratica, il modo per risparmiare c’è.
A ricordarlo è Altroconsumo in base al fatto che si può abbandonare il mercato cosiddetto “regolato” passando al mercato libero e potendo quindi scegliere l’offerta più conveniente in base alle proprie esigenze ed abitudini di consumo. Sul mercato libero opera la stessa Enel, che prende il nome di Enel Energia, ma anche Eni, Edison e tanti altri operatori, ragion per cui facendo i dovuti confronti si può trovare un profilo tariffario per luce e gas più conveniente rispetto al mercato “regolato”.

Al riguardo l’Associazione ha effettuato tre simulazioni per la luce considerando una famiglia composta da due anziani, una famiglia di quattro persone ed una composta da cinque persone con un elevato consumo energetico legato agli elettrodomestici. Ebbene, dai confronti è emerso per la luce un risparmio variabile dal 5% e fino al 15% rispetto al mercato “regolato”.

Inoltre, se la famiglia ha un basso reddito, e rispetta tutti gli altri requisiti, c’è ancora tempo fino al prossimo 30 aprile 2010 per presentare la domanda per ottenere il bonus gas retroattivo per il 2009. Il modulo di domanda è reperibile sia sul sito dell’Autorità per l’Energia, www.autorita.energia.it, sia, tra l’altro, sul sito Internet del Ministero dello Sviluppo Economico, ma anche su www.bonusenergia.anci.it.
Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/bolletta-gas-piu-cara-ma-si-puo-risparmiare/26737/

Bond, cedola al 5,25% per Prysmian

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Il risparmiatore che cerca obbligazioni dai rendimenti interessanti e dal rischio basso e magari italiane, non può non prendere in considerazione l’ultima emissioni appena collocata sul mercato da Prysmian, gruppo tra i leader mondiali nel settore dei cavi e sistemi per l’energia e le telecomunicazioni, e un tempo parte integrante del gruppo Pirelli. Le caratteristiche dell’obbligazione ha attirato l’interesse dell’intera comunità degli investitori tanto che a fronte di un offerta di 300 milioni, poi portata a 400 milioni, il bond ha ricevuto richieste per oltre 3 miliardi di euro, pari a oltre 7,5 volte l’ammontare offerto.
L’emissione obbligazionaria ha durata di 5 anni, quindi verrà rimborsata il 9 aprile del 2015, e pagherà una cedola annuale fissa pari al 5,25% al lordo dell’imposizione fiscale. Con un prezzo di emissione pari a 99,674 centesimi il rendimento che andrà ad offrire l’obbligazione si avvicina al 5%, un valore che è quasi il doppio rispetto a un titolo di Stato, un Btp, della stessa durata. L’unica pecca è che il taglio minimo per acquistare il titolo è di 50mila euro una cifra non abbordabile per tutti. Ma non è detto che alcune banche non possano vendere ai loro clienti tranche di importi più ridotti. Anche perché dopo i 50mila euro i successivi multipli aggiuntivi sono di mille euro.

ll bond lanciato da Prysmian tecnicamente è una emissione senior, non subordinata e non garantita e anche senza rating, caratteristiche che giustificano l’alto livello del rendimento. Ma non significa che l’emittente sia rischioso. Prysmian è uno tra i principali competitor nel suo settore e l’azienda è quotata in Piazza Affari, sul listino principale, il che significa che i suoi bilanci vengono regolarmente controllati da revisori contabili e da Consob. I proventi del prestito saranno utilizzati da Prysmian per finanziare le attività del gruppo, compreso il rifinanziamento del debito esistente.

http://www.vostrisoldi.it/articolo/bond-cedola-al-5-25-per-prysmian/26757/

Riforma fiscale 2010: ecco le novità

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Dopo una campagna elettorale dai toni accesi, il centrodestra ed il centrosinistra stanno tirando le somme di una consultazione che nel complesso ha creato più sconquassi nell’opposizione piuttosto che nella maggioranza di Governo. Salvo cadute di Governo anticipate, ci aspettano ben tre anni senza elezioni; questo significa che c’è tutto il tempo per fare le riforme, a partire da quella fiscale che Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, ha definito come la riforma delle riforme.
In effetti nel nostro Paese la crisi ha accentuato le iniquità a livello fiscale tra chi le tasse le paga, a partire dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, e chi invece cerca di fare il furbo con la consapevolezza di avere grosse chance per farla franca. Ebbene, il Ministro Tremonti, tra le linee guida della riforma fiscale che intende attuare, punta proprio ad “alleggerire” l’Irpef spostando il prelievo sull’imposta sul valore aggiunto, ovverosia spostare l’asse della tassazione dai redditi ai consumi. Questa visione coincide in linea di massima con le posizioni dei Sindacati, i quali oramai da diversi mesi chiedono un alleggerimento della pressione fiscale a carico di chi le tasse le paga alla fonte e, quindi, fino all’ultimo euro.

La riforma fiscale di Tremonti mira di conseguenza a sfoltire la sfilza di detrazioni Irpef, ma anche ad attuare il federalismo fiscale, separare il fisco dall’assistenza, ed “accelerare” dal fronte della lotta all’evasione fiscale. Ma nel disegno del Ministro c’è anche una novità rivoluzionaria che farebbe letteralmente cambiare il volto al Fisco.

In accordo con quanto riporta il Corriere.it, infatti, il Fisco si farebbe carico di inviare a casa al contribuente la dichiarazione dei redditi rigorosamente precompilata in modo tale da semplificare al massimo il rapporto tra l’amministrazione finanziaria ed il cittadino; il tutto senza la giungla delle detrazioni e senza il consueto assillo primaverile ed estivo con la compilazione a cura del contribuente dei modelli 730 e Unico.
Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/riforma-fiscale-c-e-spazio-e-tempo-per-una-rivoluzione/26759/

Equitalia: password unica in arrivo per accedere ai servizi internet

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La nuova modalità di accesso sarà utilizzata da enti locali, consorzi, ordini professionali ed enti convenzionati
Equitalia continua nel processo di semplificazione dei servizi online rivolti agli enti.
La società di riscossione sta procedendo all’attivazione di una password unica che comuni, province, regioni, consorzi, ordini professionali e altri enti convenzionati potranno utilizzare per accedere ai servizi loro riservati, con evidenti risparmi di tempo, mantenendo elevati i livelli di sicurezza.

Si tratta di una nuova modalità di accesso, che consente di avvalersi di tutti i servizi web che Equitalia mette a disposizione gratuitamente a supporto della riscossione a mezzo ruolo (Minuta, Provvedimenti, Rendicontazione online eccetera).

Attraverso l’area riservata del sito www.equitaliaservizi.it, con un solo accesso l’ente potrà consultare lo stato della riscossione, emettere provvedimenti di sgravio o sospensione dei ruoli e utilizzare tutti gli altri servizi web.

Come fare per ottenere la password unica
Gli enti che hanno già la password per accedere agli altri servizi web di Equitalia potranno da ora utilizzarla anche per il servizio “Rendicontazione online”, che permette di verificare lo stato della riscossione effettuata.

Gli enti che, invece, sono in possesso della sola chiave di accesso di “Rendicontazione online”, otterranno il rilascio automatico di una nuova password unica che consentirà loro di “entrare” anche in tutti gli altri servizi dell’area riservata.
Il nuovo sistema di accesso, già disponibile dalla fine di marzo per alcuni enti, verrà esteso alle altre categorie seguendo un calendario che Equitalia renderà noto sul proprio sito.

Infine, gli enti che non sono ancora registrati ai servizi di Equitalia potranno accedervi, dopo averne richiesto l’attivazione all’agente della riscossione territorialmente competente, seguendo la procedura di registrazione descritta sul sito di Equitalia.
r.fo.

Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/equitalia-password-unica-arrivo-accedere-ai-servizi-internet