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Bond Argentina: nuova Ops in arrivo

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E’ in arrivo una nuova Offerta Pubblica di Scambio (OPS) per quel che riguarda i Bond dell’Argentina emessi prima dell’anno 2005 e relativi al default che ha lasciato con il cerino in mano anche tantissimi risparmiatori italiani. Sembra infatti, in accordo con quanto riportato nelle ultime ore dalla stampa nazionale, che la Repubblica dell’Argentina abbia depositato presso la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob) il prospetto di un’Offerta che, pur tuttavia, rischia di essere addirittura peggiore rispetto a quella precedente che, unitamente ad un allungamento biblico delle scadenze, permetteva ai risparmiatori di recuperare all’incirca solo il 30% dell’investimento.

Nel commentare le notizie relative alla nuova OPS dell’Argentina sui cosiddetti “Tango Bond”, la Federconsumatori contesta il fatto che il Governo di Buenos Aires abbia definito l’Offerta in maniera unilaterale, ovverosia senza ascoltare le Associazioni e le Organizzazioni in rappresentanza ed a tutela dei risparmiatori.

E se la precedente OPS viene bollata dalla Federconsumatori come “capestro e truffaldina“, l’Associazione auspica ora che la nuova Offerta rappresenti in tutto e per tutto un’opportunità per i risparmiatori di recuperare i soldi investiti e non un’OPS che torni a ledere nuovamente i loro i diritti.

Intanto, Nicola Stock, Presidente della Tfa, ha sottolineato come, in attesa di leggere il prospetto dell’Ops, le attese non siano buone visto che probabilmente l’Offerta sarà peggiore rispetto a quella del 2005, ragion per cui in tal caso il giudizio dei risparmiatori non potrà che essere negativo.

Nel frattempo, entro i primi dieci giorni del prossimo mese di aprile a Washington si terrà l’udienza finale relativa ad un arbitrato che è stato avviato da ben 180 mila risparmiatori/investitori del nostro Paese per un controvalore pari a ben 4,4 miliardi di dollari americani. Per saperne di più in merito, è possibile visitare il sito Internet www.tfargentina.it.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/bond-argentina-nuova-ops-in-arrivo/26519/

Incentivi cucine, moto ed elettrodomestici: sono irrisori

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Gli incentivi sulle cucine, eco-case, elettrodomestici e moto messi a punto nei giorni scorsi dal Governo non solo non daranno una boccata d’ossigeno ai settori in crisi, ma non rilanceranno la nostra economia e non daranno nessuna spallata ai consumi. Questo perché, secondo quanto afferma il Codacons, e non solo, le risorse stanziate dall’Esecutivo sono irrisorie di fronte, invece, ad una pesante crisi dei consumi che attanaglia il nostro Paese. L’Associazione, inoltre, pone l’accento sul fatto che da oltre un anno i consumi degli italiani sono mutati: si comprano i beni di prima necessità, e si fa sempre di più a meno di servizi ricreativi, spese in cultura e spettacoli.

Come diretta conseguenza, il Codacons è tornato a contestare il nuovo paniere dell’Istituto Nazionale di Statistica, bollato come “sballato” proprio in virtù del fatto che i nuovi pesi sono stati definiti in maniera diametralmente opposta rispetto alle mutate tendenze al consumo degli italiani. Secondo l’Associazione trattasi di una cosa grave visto che in questo modo si forniscono dati ufficiali sul carovita che risultano essere palesemente sottostimati rispetto a quella che invece è e sarà l’inflazione reale nel 2010.

Il tutto, inoltre, avviene a fronte di adeguamenti salariali e di politiche economiche discutibili spesso criticate dal Codacons che, in particolare, ha più volte posto l’accento sul fatto che gli interventi del Governo sono stati più degli “spot”, come ad esempio la social card, piuttosto che degli interventi incisivi e su vasta scala in grado di aiutare milioni di famiglie povere e parecchi altri milioni di famiglie che si stanno pericolosamente avvicinando alla soglia di povertà.

Non a caso, gli ultimi dati della Confcommercio sui consumi in Italia, in forte contrazione negli ultimi tre anni, parlano chiaro: le famiglie spendono sempre di più per le spese obbligate come le assicurazioni, gli affitti e la sanità e restano in tasca sempre meno soldi per poter effettuare tutti gli altri acquisti.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/incentivi-cucine-moto-ed-elettrodomestici-sono-irrisori/26493/

Istat: nel 2009 più disoccupati

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Nel 2009 c’è stato un calo degli occupati di 380mila unità e la disoccupazione è al 7,8%. Lo rileva l’Istat, indicando questo dato rispetto alla media 2008.
Si tratta, sempre secondo l’Istat, del primo calo annuale dal 1995. Il tasso di disoccupazione medio e’ salito al 7,8% dal 6,8% della media del 2008. Nell’ultimo trimestre del 2009 la percentuale dei disoccupati e’ salita all’8,6%,il livello piu’ alto dal 2001.
Fonte: http://www.regioni.it/newsletter/newsletter.asp?newsletter_data=2010-03-24&newsletter_numero=1544#art6

On line Normattiva, il portale pubblico delle leggi in vigore

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È on line dal 19 marzo Normattiva, la banca dati pubblica delle leggi in vigore in Italia. Accessibile gratuitamente, consente di reperire, sempre in modalità ‘free’, cioè senza bisogno di abbonarsi a pagamento, anche le versioni precedenti di normative poi modificate, o le disposizioni poi abrogate.

Il portale nasce da un progetto interistituzionale affidato dalla legge (legge n.388/2000, articolo 107) a Presidenza del Consiglio dei ministri, Senato della Repubblica e Camera dei deputati e finalizzato alla informatizzazione e alla classificazione della normativa vigente, offerta alla libera consultazione.

Normattiva – realizzato e gestito dall’Istituto poligrafico e zecca dello Stato s.p.a., coordinato dal ministro per la Semplificazione normativa, presenta tra i suoi punti di forza la multivigenza, ovvero la possibilità di consultare le norme in 3 modalità: nel loro testo originario, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale; nel testo vigente alla data di consultazione della banca dati; nel testo vigente alla data indicata dall’utente nella ricerca.

A fare la differenza rispetto ad altri data base è anche l’aggiornamento entro 1 ora dalla pubblicazione delle nuove norme da parte della Gazzetta certificata sul sito dell’Istituto Poligrafico dello Stato. L’aggiornamento delle norme modificate dovrebbe essere effettuato, invece, entro i successivi 3 giorni o nei successivi 15 nell’ipotesi di numerose modifiche.

Per quanto riguarda la completezza della banca dati, l’obiettivo, secondo il timing pubblicato sul sito, è quello di mettere on line entro il 2014 tutta la normativa statale dalla nascita dello Stato unitario, per un totale di circa 75.000 atti secondo una stima al 31 dicembre 2009.
Fonte: http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/pubblica_amministrazione/00939_2010_03_23_on_line_normattiva.html

Campo fertile per gli individuali non anche per le società di capitali

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La Cassazione ribadisce i requisiti necessari per fruire delle agevolazioni previste per gli imprenditori agricoli
Le agevolazioni concesse, ai sensi dell’articolo 9 del Dlgs 504/1992, agli imprenditori agricoli individuali, non si applicano anche alle società di capitali che svolgono attività agricola, non rientrando queste ultime nella definizione di imprenditore agricolo a titolo principale.

Con la sentenza 5931 dell’11 marzo – che ribalta l’esito del precedente grado di giudizio, il quale riconosceva la natura di imprenditore agricolo a titolo principale a una società di capitali – la Suprema corte ha accolto il ricorso presentato da un Comune piemontese contro un’azienda agricola (Srl), chiudendo dunque definitivamente a favore dell’Ente locale il contenzioso.

La vicenda
Appellandosi al diritto comunitario, l’azienda aveva chiesto il riconoscimento delle agevolazioni previste per l’imprenditore agricolo a titolo principale. La Ctp respingeva il ricorso, e la Ctr riformando affermava che: ai fini Ici, la società esercente attività agricola, aveva diritto a essere considerata per l’anno 1996, quale imprenditore agricolo a titolo principale, dal momento che la qualificazione doveva ritenersi estesa, anche a seguito di intervento della Corte di giustizia, alle persone giuridiche esercenti attività agro-silvo-pastorale, nel testo all’epoca vigente. Inoltre, i giudici di appello aggiungevano che il terreno della società situato in area montana o di collina doveva considerarsi esente dall’imposta comunale sugli immobili (ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b), Dlgs 504/1992).

La sentenza della Cassazione
Sostanzialmente la Suprema corte, riallacciandosi a quanto già affermato in precedenza in tema di Ici (Cassazione 14145/2009), ha confermato che le agevolazioni previste dall’articolo 9 Dlgs 504/1992 per gli imprenditori agricoli che esplicano la loro attività a titolo principale si applicano unicamente agli imprenditori agricoli individuali e non anche alle società di capitali che svolgono attività agricola, non rientrando queste ultime nella definizione di imprenditore agricolo a titolo principale quale risulta delineata dall’articolo 12 della legge 153/1975, attuativa delle direttive Ce nn. 72/159, 72/160 e 72/161 del Consiglio, del 7/4/1972.

Inoltre, i giudici di legittimità hanno precisato come la limitazione agli imprenditori agricoli individuali è stata successivamente ribadita e, anzi, ulteriormente ristretta dall’articolo 58, comma 2, Dlgs 446/1997, mediante la previsione della necessaria iscrizione delle persone fisiche negli appositi elenchi comunali.
Per cui, la definizione applicabile alla fattispecie è risultata quella contenuta nell’articolo12 della legge 153/1975 (versione antecedente alle modifiche introdotte col Dlgs 228/2001), secondo la quale si considerava “a titolo principale l’imprenditore agricolo che dedichi all’attività agricola due terzi del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi dall’attività medesima almeno due terzi del proprio reddito globale risultante dalla propria posizione fiscale”, ossia la persona fisica. Riguardo alla quale, l’articolo 12 precisava le caratteristiche, richiedendo, oltre al requisito del reddito, titolo di studio specifico o attività pregressa nel settore.

Il riferimento, poi, fatto alla giurisprudenza (comunitaria, contenuto nella sentenza della Ctr e richiamato dalla società, secondo la quale l’articolo 2, n. 5, del Regolamento Ce n. 797/85, relativo al miglioramento delle strutture agrarie, nella misura in cui conferisce agli Stati membri il compito di definire la nozione di imprenditore agricolo a titolo principale, non consente di escludere da detta nozione le società di capitali per il solo motivo della forma giuridica – Corte di giustizia 18 dicembre 1986 in C-312/85) non si attaglia alla fattispecie. La stessa Corte di giustizia, intervenuta con due successivi arresti in materia tributaria sulla nozione di “imprenditore agricolo a titolo principale”, ha affermato che non è possibile ricavare dalle disposizioni del trattato o dalle norme di diritto comunitario derivato una definizione comunitaria generale e uniforme di “azienda agricola”, valida per tutte le disposizioni di legge e di regolamento concernenti la produzione agricola (Corte di giustizia 15/10/1992 in C-162/91 par. 19), poiché il Regolamento 797/85 riguarda un regime di aiuti agli investimenti nel settore agricolo rigorosamente determinati, mentre altre modalità di aiuti (nella specie agevolazioni tributarie in tema di imposta di registro) riguardano esclusivamente il legislatore nazionale.
Concetto, quest’ultimo, riferibile evidentemente ad altri tributi (e nella specie all’Ici) e ribadito con la sentenza della stessa Corte 11/01/2001 n. 403 in C-403/98, nella quale si afferma che le disposizioni dei Regolamenti comunitari (e, nella specie, quelle dei Regolamenti 797/85 e 2328/91 in materia di aiuti agli investimenti nell’agricoltura) non producono tutte effetti immediati nell’ordinamento nazionale, ma richiedono norme attuative, in assenza delle quali “gli art. 2, n. 5, u.c. del reg. 797/85 e 5 n. 5 u.c. del reg. 2328/91 (che richiedono la parificazione delle persone giuridiche a quelle fisiche nel settore agricolo) non possono essere invocati davanti ad un giudice nazionale da società di capitali al fine di ottenere il riconoscimento dello status di imprenditore agricolo a titolo principale allorché il legislatore di uno Stato membro non ha adottato le misure necessarie per la loro esecuzione nel suo ordinamento giuridico interno”, misure che possono in effetti riscontrarsi nel Dlgs 228/2001, di portata non retroattiva e che richiede comunque, per la società di capitali che svolga attività agricola, requisiti che la contribuente non ha un alcun modo provato – a fronte delle contestazioni di controparte – di possedere.
Si tratta, in sostanza, dell’applicazione del principio della “efficacia verticale” degli obblighi comunitari, che hanno efficacia diretta nell’ordinamento dello Stato membro sempre che siano dettati da norme incondizionate e sufficientemente precise (Cassazione 19771/2009, 23937/2006), mentre la sola previsione di norme attuative – non tempestivamente adottate dallo Stato membro – impedisce al privato di chiederne al giudice nazionale la loro immediata applicazione.

Infine, il supremo Collegio ha chiarito che:
l’edificabilità di un’area va ritenuta per il solo inserimento, come tale, negli strumenti urbanistici, non potendo le eventuali cause di esclusione o di riduzione delle possibilità edificatorie trasformare il terreno edificabile in agricolo, ancorché il proprietario preferisca mantenerne tale ultima destinazione (Cassazione 13817/2003)
la posizione del terreno sito in territorio montano non rileva ai fini dell’esenzione, in quanto l’Ici prevista dal Dlgs 504/1992, articolo 7, comma 1, lettera h), riguarda “i terreni agricoli ricadenti in aree montane o di collina”, e non i terreni edificabili che evidentemente esistono anche nei territori di montagna o di collina.
Gabriella Petrone
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/giurisprudenza/articolo/campo-fertile-gli-individuali-non-anche-le-societa-di-capitali

Incentivi cucine, moto ed elettrodomestici: serve ben altro

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Quale effetto positivo avranno sull’economia gli incentivi cucine, moto ed elettrodomestici, in partenza il prossimo 6 aprile 2010? Ebbene, per la Cgil trattasi in sostanza di misure che accompagnano la crisi ma che di sicuro non aiutano a superarla. Al riguardo, infatti, la segretaria confederale CGIL Susanna Camusso ha sottolineato come serva ben altro per rimettere in modo il sistema economico. La segretaria boccia in sostanza gli incentivi definendoli come un “aiutino” visto che dopo una lunga attesa, accompagnata da una altrettanto lunga sfilza di annunci, “la montagna ha partorito un topolino“.

Ma cosa serve per tirarci fuori definitivamente dalle sabbie mobili della crescita stagnante? Ebbene, per l’esponente della Cgil servono aiuti ed incentivi sostanziosi alla ricerca ed agli investimenti unitamente ad una vera riforma fiscale che garantisca il rilancio dei consumi.

Da mesi, infatti, il più grande Sindacato italiano caldeggia lo spostamento della tassazione dai “soliti noti”, ovverosia i lavoratori dipendenti ed i pensionati, ai grandi patrimoni ed a carico di chi specula sui capitali e sulle rendite. D’altronde, se i lavoratori pagano come minimo il 23% di Irpef, chi gioca in Borsa se la cava con il 12,5% delle tasse sul guadagno, ovverosia quasi la metà.

La segretaria confederale CGIL Susanna Camusso, inoltre, ritiene essenziale che nel nostro Paese venga prolungato il periodo di fruizione della cassa integrazione ordinaria visto che l’impatto della crisi si farà ancora sentire per molto sull’economia reale ed in particolar modo sul mercato del lavoro; così come occorrono in generale certezze sugli ammortizzatori sociali. Gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) sul fatturato all’industria del mese di gennaio 2010, cresciuto rispetto al mese precedente (dicembre 2009), non devono infatti secondo la Camusso fare assolutamente abbassare la guardia.

http://www.vostrisoldi.it/articolo/incentivi-cucine-moto-ed-elettrodomestici-serve-ben-altro/26415/

Proventi di confische e sequestri, un codice ad hoc per il versamento

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Identifica “Equitalia Giustizia Spa”, l’ente che ha in gestione il Fondo unico in cui confluiscono le somme
Pronto il codice ente “9D1”, denominato “Equitalia Giustizia S.p.A”, per una corretta rendicontazione del gettito derivante da confische e sequestri disposti in seguito a procedimenti penali e amministrativi. A istituirlo, la risoluzione n. 23/E del 24 marzo.

I proventi e le somme in denaro derivanti da confische e sequestri avviati nell’ambito di procedimenti penali e amministrativi, anche di organizzazioni di tipo mafioso, devono, in base all’articolo 61, comma 23, del decreto legge 112/2008, confluire in un unico fondo, denominato “Fondo unico giustizia”, la cui gestione è stata assegnata, dal Dl 143/2008, a Equitalia Giustizia Spa.

In base al decreto n. 127/2009 del ministero dell’Economia e delle Finanze (emanato di concerto con il ministero di Giustizia e quello dell’Interno), Equitalia Giustizia Spa ha l’obbligo di trasmettere con frequenza trimestrale ai tre ministeri il rendiconto delle devoluzioni allo Stato.

Per consentire agli agenti della riscossione di svolgere in modo corretto l’attività di rendicontazione delle somme riferite al “Fondo unico giustizia”, andrà riportato, all’interno del modello F23, nel campo 6 “codice ufficio o ente”, il nuovo codice “9D1”.
r.fo.
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/normativa-e-prassi/articolo/proventi-di-confische-e-sequestriun-codice-ad-hoc-il-versamento

Pasqua 2010: pranzo a casa è meno caro

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Quanto costerà quest’anno in media il pranzo di Pasqua al ristorante? E quello preparato a casa? Ebbene, in vista della Pasqua 2010 anche quest’anno l’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori ha calcolato il costo medio a persona per il pranzo di Pasqua prendendo a riferimento una “famiglia tipo” composta da due figli, i genitori e due nonni. Il costo medio calcolato per il pranzo a casa è pari a 24,64 euro a persona, ovverosia 147,84 euro con un incremento pari a ben il 6% rispetto alla Pasqua 2009; quest’anno, quindi, i rincari del pranzo di Pasqua 2010 superano di ben cinque volte circa il livello medio del carovita.

Ma al ristorante, a parità di menù, le cose vanno chiaramente peggio: in tal caso, infatti, l’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori ha rilevato un esborso pari a 62 euro a persona, ovverosia ben 372 euro; si evince, quindi, che il pranzo di Pasqua 2010 a casa permette di risparmiare in media ad una famiglia italiana ben 224,16 euro.

In ogni caso, per chi al pranzo fuori per la Pasqua 2010 non vuole proprio rinunciare, l’Associazione dei consumatori raccomanda di seguire alcuni accorgimenti sia per risparmiare, sia allo stesso modo per non correre brutte sorprese.

Ad esempio, si può approfittare della eventuale bella giornata per pranzare in un agriturismo, dove si possono sia gustare cibi e pietanze locali preparate con materie prime rigorosamente a “chilometri zero“, sia risparmiare all’incirca il 30% rispetto alla ristorazione tradizionale.

Se poi proprio si vuole andare al ristorante, è sempre bene prima concordare il menù in anticipo, concordando magari per un menù fisso accertandosi che nell’offerta siano inclusi i dessert e le bevande. Da privilegiare sono chiaramente i ristoranti che si conoscono o che sono stati consigliati al fine poi di evitare di sedersi a tavola in un ristorante dove i prezzi sono spropositati e non in linea con le proprie tasche.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/pasqua-2010-pranzo-a-casa-e-meno-caro/26465/

Inps: good news per i disoccupati il 55% lavora di nuovo entro l’anno

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Nel corso del 2009 risultano reimpiegate oltre 217mila persone, di queste il 57% sono uomini e il 43% donne
In un anno nero come il 2009, sul piano della crisi economica e dell’occupazione, finalmente una buona notizia.

Il 55% dei disoccupati ha trovato un nuovo lavoro nel corso dello stesso anno. Il dato è stato reso noto dall’Istituto nazionale di previdenza sociale in seguito a uno studio condotto sui tempi di reimpiego dei percettori dell’assegno di disoccupazione ordinaria non agricola erogato a partire da gennaio 2009.

Lo studio, presentato per la prima volta a cura dell’ente previdenziale, prende in considerazione un campione piuttosto ampio: si tratta di 397.414 persone che nello scorso anno hanno perso il lavoro, e, seguendone il percorso lavorativo, risulta che 217.343 (pari al 55%) di questi sono stati reimpiegati, alla fine del 2009. La percentuale sale al 57% se, a coloro che hanno trovato un nuovo lavoro dipendente, si aggiungono oltre 7.500 lavoratori che nel frattempo sono andati in pensione e almeno altre 10mila persone che hanno deciso di aprire una partita Iva.

L’analisi evidenzia che su 217.343 “reimpiegati” il 57% è costituito da uomini (123.996) e il 43% (93.347) da donne. La ricollocazione per fasce di età dà un ulteriore dato positivo: la maggior parte di coloro che hanno ritrovato lavoro sta nella fascia compresa tra i 40 e i 49 anni (oltre il 58%), mentre il 56,1% è costituito dagli “under 39” per arrivare al 46,8% degli “over 50”.

Ma c’è un ulteriore lettura positiva di questi dati: circa il 51% dei reimpieghi avviene nei primi tre mesi di disoccupazione.

L’analisi dei dati riportati nello studio fa dire al presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua che “in un anno di crisi, quale è stato il 2009, il mercato del lavoro ha dato segnali di vitalità, di dinamismo e di flessibilità forse inattesi”.
Lilia Chini
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/inps-disoccupati-ultraquarantenni-il-55-lavora-di-nuovo-entro-lanno

Villa a Cannes o loft a Londra. Il Fisco italiano lo deve sapere

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In viaggio 6mila lettere indirizzate ai proprietari di immobili in Francia e Gran Bretagna non dichiarati
Se vi state godendo la vostra villa in Costa Azzurra o il vostro appartamento nella City e avete dimenticato di dirlo al Fisco, nei prossimi giorni ci sarà posta per voi. L’Agenzia delle Entrate continua con decisione la lotta all’evasione internazionale e questa volta fa tappa in Francia e Gran Bretagna, recapitando 6mila lettere ai contribuenti italiani che possiedono immobili non dichiarati.

I destinatari della comunicazione
La lista dei contribuenti si è formata attraverso controlli incrociati effettuati dagli 007 delle Entrate grazie anche alle informazioni trasmesse dalle amministrazioni fiscali estere nell’ambito della cooperazione internazionale ed è composta da cittadini italiani che risultano per il 2005 in possesso di immobili in Francia, in particolare nel dipartimento delle Alpi Marittime, nel quale rientra la Costa Azzurra, e a quelli proprietari di immobili in Gran Bretagna nell’anno 2008.

Gli obiettivi
Con questa operazione l’Agenzia vuole informare sulle nuove regole, in vigore dall’anno d’imposta 2009, relative al monitoraggio fiscale degli investimenti e trasferimenti all’estero e invogliare i contribuenti a mettersi in regola nel caso di violazioni commesse negli anni precedenti, sottolineando che le attività di contrasto all’evasione internazionale sono state fortemente intensificate e che ravvedersi conviene dal momento che il contribuente può usufruire di una riduzione delle sanzioni.

L’immobile al test del RW
I contribuenti che hanno tratto guadagno dalla proprietà di un immobile non potevano lasciare in bianco il modulo RW del modello Unico, pertanto sono invitati a regolarizzare la loro posizione fiscale. Infatti, se gli immobili sono stati locati o venduti generando una plusvalenza imponibile, in base alla normativa fiscale italiana, il contribuente era tenuto a indicare in Unico l’investimento immobiliare all’estero e dichiarare in Italia i redditi conseguiti. Se al contrario, fino all’anno d’imposta 2008, gli immobili sono stati tenuti a disposizione, il contribuente non era obbligato a dichiararli nel modulo RW, perché la Francia e la Gran Bretagna non li assoggettano a tassazione ai fini delle imposte sui redditi. L’obbligo scatta, invece, a partire dall’anno d’imposta 2009.

Nuove regole con Unico 2010
Nel rispetto delle nuove regole sul monitoraggio fiscale degli investimenti e trasferimenti all’estero, infatti, a partire dall’anno d’imposta 2009, tutti i contribuenti sono tenuti a indicare nel modulo RW del modello Unico gli immobili detenuti all’estero, anche se gli stessi non producono redditi di fonte estera imponibili in Italia, come nel caso di immobili tenuti a disposizione.

Valeria Ibello
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/villa-a-cannes-o-loft-a-londra-il-fisco-italiano-lo-deve-sapere