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Irap da “grandi”: basta pensare, è arrivato il momento della scelta

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La preferenza è irrevocabile per tre periodi d’imposta, al termine dei quali si intende tacitamente rinnovata
Imprese individuali e società di persone che rientrano nell’ambito di applicazione dell’articolo 5-bis del Dlgs 446/1997 e che operano in regime di contabilità ordinaria hanno tempo fino a lunedì 1° marzo per esercitare l’opzione per la determinazione del valore della produzione netta ai fini Irap secondo le stesse regole dei soggetti Ires.
La “preferenza” va trasmessa via web, utilizzando l’apposito modello – approvato con provvedimento del 31 marzo 2008 – disponibile sul sito dell’Agenzia.

Si tratta di una possibilità concessa dalla Finanziaria 2008 che, nel riformulare l’impianto normativo dell’articolo 5 dello stesso decreto legislativo, ha da un lato confermato per imprese industriali ed enti commerciali l’utilizzo del metodo “analitico” per calcolare la base imponibile (a tale scopo si considerano i componenti positivi e negativi che concorrono alla formazione del valore della produzione senza variazioni fiscali), dall’altro, ha introdotto (comma 1, articolo 5-bis), per le persone fisiche esercenti attività commerciali e per le società in nome collettivo e in accomandita semplice, un metodo di determinazione influenzato da interferenze fiscali conseguenti all’applicazione, ai fini Irap, delle disposizioni previste per la determinazione del reddito d’impresa ai fini Irpef.
Per sfruttare una base imponibile eventualmente più leggera, al comma 2 dell’articolo 5-bis, viene accordata, a imprenditori e società di persone, l’opportunità di “sottrarsi” alle regole per loro naturalmente previste e di optare per la determinazione del valore della produzione netta secondo le disposizioni dettate per le società di capitali e gli enti commerciali. La condizione è che siano in contabilità ordinaria.

La comunicazione deve essere presentata entro 60 giorni dall’inizio del periodo d’imposta per il quale si esercita l’opzione. Per le società di persone neo-costituite e per gli imprenditori individuali che iniziano l’attività in corso d’anno, con la circolare 60/2008, l’Agenzia ha specificato che la scelta deve essere effettuata entro 60 giorni, rispettivamente, dall’inizio del primo periodo d’imposta e dalla data di inizio dell’attività.
L’opzione è irrevocabile per tre periodi d’imposta, al termine dei quali si intende tacitamente rinnovata per altri tre anni. Stesse modalità e termini sono previsti per la revoca.

Nel modello, vanno riportati i dati del contribuente (imprenditore individuale, società di persone, soggetti non residenti), quelli del rappresentante firmatario della comunicazione e, in caso di trasmissione mediante intermediario, l’impegno di quest’ultimo a presentare in via telematica il modulo. Per la compilazione, sul sito internet dell’Agenzia è disponibile il software “Comirap”.

A prescindere dal metodo di determinazione della base imponibile scelto, va comunque precisato che non sono deducibili: i compensi erogati per attività commerciali e per prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente, i costi sostenuti per collaborazioni coordinate e continuative, i compensi per prestazioni di lavoro assimilato a quello di lavoro dipendente, gli utili spettanti agli associati in partecipazione, la quota interessi dei canoni di locazione finanziaria, desunta dal contratto, l’Ici, le perdite su crediti.
Paola Pullella Lucano
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/irap-da-grandi-basta-pensare-e-arrivato-il-momento-della-scelta

Il milleproroghe è legge. Un riepilogo delle novità fiscali

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Approvato in via definitiva dal Senato alla terza lettura con 134 voti favorevoli, 99 contrari e 4 astenuti
Il milleproroghe è legge. E’stato approvato oggi, infatti, in via definitiva dal Senato, con 134 voti favorevoli, 99 contrari e 4 astenuti, il Dl 194/2009. In campo fiscale, sono confermate le disposizioni contenute nel testo originario del decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2009, con le novità introdotte durante la prima lettura del Senato e approvate da Palazzo Madama lo scorso 11 febbraio.

Scudo fiscale
Il provvedimento riapre i termini dello scudo fiscale, stabilendo una nuova finestra temporale (30 dicembre 2009 – 30 aprile 2010) entro cui poter effettuare le operazioni di emersione: con l’imposta sostituiva al 6% per le operazioni concluse entro il 28 febbraio e al 7% per quelle effettuate dal 1° marzo fino al 30 aprile. Inoltre, il decreto prevede che il ministero dell’Economia e delle Finanze presenti entro il prossimo 15 giugno una relazione sul numero delle operazioni di rimpatrio e regolarizzazione perfezionate al 15 dicembre 2009, al 28 febbraio e al 30 aprile 2010.
Sono raddoppiati i termini per l’accertamento (ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva) che scatta sulla base della presunzione di legge in base alla quale gli investimenti e le attività finanziarie detenute in paradisi fiscali si considerano costituiti mediante redditi sottratti a tassazione in Italia, salvo prova contraria del contribuente. Al raddoppio anche i termini relativi alla notifica dell’atto di contestazione o di irrogazione delle sanzioni riguardanti le violazioni degli obblighi sul monitoraggio fiscale relativi agli investimenti e alle attività di natura finanziaria detenuti in Stati o territori a regime fiscale privilegiato.
Ravvedimento operoso possibile fino al 30 aprile per i lavoratori dipendenti che intendono regolarizzare l’incompleta o omessa compilazione del modulo RW in riferimento alle disponibilità finanziarie derivanti da lavoro prestato all’estero e detenute fuori dai confini nazionali alla data del 31 dicembre 2008.

Studi di settore
La pubblicazione degli studi di settore sulla Gazzetta Ufficiale per gli anni d’imposta 2009 e 2010 avverrà entro il 31 marzo 2010 e 31 marzo 2011. In questo modo l’Amministrazione finanziaria potrà aggiornare gli strumenti di accertamento tenendo conto degli effetti prodotti dalla crisi economica.

5 per mille
E’ prorogato al 30 aprile 2010 il termine entro cui le associazioni no profit che hanno presentato tempestivamente la domanda di ammissione al riparto del cinque per mille possono consegnare l’integrazione documentale o le autocertificazioni per l’assegnazione dei fondi relativi agli anni 2006, 2007 e 2008.

Abruzzo
Sospesi fino al 30 giugno 2010, per le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma, gli adempimenti e i versamenti tributari, nonché i contributi previdenziali e assistenziali e i premi Inail.

Frontalieri
Anche per il 2011 i redditi prodotti dal lavoro dipendente svolto all’estero, in zone di frontiera, in modo esclusivo e continuativo, saranno tassati solo per la parte eccedente gli 8mila euro.

Sostituti d’imposta
Slitta al 2011 l’obbligo dell’invio mensile delle dichiarazioni dei sostituti d’imposta, introdotto dall’articolo 44-bis del Dl 269/2003. La trasmissione mensile in modalità elettronica dei dati di carattere fiscale e contributivo doveva prendere il via dalle retribuzioni di gennaio 2010. Nel corso di quest’anno partirà una fase sperimentale gestita da Agenzia delle Entrate e Inps.

Piccola proprietà contadina
Confermate per il 2010 le agevolazioni per la piccola proprietà contadina: imposte di registro e ipotecaria in misura fissa (168 euro ciascuna) e imposta catastale all’1%, e onorari ai notai ridotti al 50%, sull’acquisto di terreni da parte di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Le agevolazioni decadono se entro cinque anni i terreni sono venduti o non vengono più coltivati o condotti direttamente.

Zone franche
Ok alle agevolazioni fiscali alle piccole e microimprese che operano nelle aree individuate dal Cipe come zone franche urbane. Il tetto massimo di spesa è fissato a 50 milioni di euro all’anno per il 2008 e il 2009.

Benzinai
Prorogate per i periodi d’imposta 2009 e 2010 le deduzioni forfetarie dal reddito d’impresa per gli esercenti impianti di distribuzione di carburanti.

Sfratti
Prorogata fino al 31 dicembre 2010 la sospensione delle procedure di sfratto nei confronti di particolari categorie sociali disagiate.
Alessandra Gambadoro
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/il-milleproroghe-e-legge-un-riepilogo-delle-novita-fiscali

Mutui a tasso variabile: le banche dribblano il tasso BCE

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Per i mutui, dal 1 gennaio 2009 tutte le banche, per legge, dovrebbero proporre ai clienti anche offerte che prevedono mutui variabili indicizzati al tasso BCE, ovvero con interessi calcolati in base al tasso d’interesse stabilito dalla Banca Centrale Europea (oggi dell’1%). Per i clienti è un vantaggio, perché il tasso BCE è meno soggetto agli scossoni del mercato e ai folli rincari dei periodi di crisi economica.
Gli istituti di credito italiani hanno in genere offerte di mutui variabili legati al cosiddetto tasso Euribor, ovvero un tasso interbancario (calcolato sulle offerte delle maggiori banche europee) molto più sensibile alle variazioni del mercato.
Dopo più di un anno dall’obbligo per le banche di offrire ai propri clienti anche mutui con tasso BCE, abbiamo voluto verificare se la legge è stata davvero applicata.
La legge è disattesa
Analizzando i foglietti informativi dei mutui di una ventina di grandi banche abbiamo potuto rilevare che ben poche si comportano davvero bene.
Due banche (CheBanca!, banca on line del gruppo Mediobanca, e UGF Banca) addirittura non offrono affatto per i mutui abitazione principale contratti indicizzati al tasso BCE, ma solo all’Euribor, come prima.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna non ha un mutuo variabile indicizzato al tasso BCE, ma solo un mutuo variabile con opzione (ovvero quelli che possono a scadenze precise essere rinegoziati e trasformati in mutui a tasso fisso), che non è, a nostro avviso, propriamente una corretta applicazione della norma.
Anche 45 euro in più a rata
Cinque banche (BPM, Banco Popolare, Banca Sella, Credem e Credito Valtellinese) applicano la stessa percentuale di spread su entrambi i tassi. Anche in questo caso, però, c’è da considerare che il tasso Euribor è in questo momento più basso di quello BCE; l’applicazione a quest’ultimo di uno spread uguale a quello su Euribor fa sì che gli interessi finali che l’utente deve pagare alla banca per un mutuo indicizzato al tasso BCE siano sempre più alti. Nella nostra simulazione, infatti, per un mutuo di 100.000 euro e di durata 20 anni mediamente si pagano circa 27 euro in più a rata col tasso BCE, con punte anche di 45,50 euro in più.
Le banche che si comportano bene
Non mancano, per fortuna, alcune eccezioni.
Banca Popolare di Vicenza applicando sul tasso BCE uno spread più basso di quello applicato all’Euribor, permette tassi finali allineati tra di loro, offrendo di fatto la possibilità al cliente di scegliere (senza perderci) anche un mutuo con tasso BCE.
Banca Etruria addirittura afferma che determinerà uno spread sul tasso BCE in modo che il tasso finito sia uguale a quello calcolato con l’Euribor.
Denunciato il tutto alla Banca d’Italia.
A fronte della nostra indagine riteniamo ci siano chiaramente i presupposti per l’applicazione di una sanzione amministrativa da parte della Banca d’Italia ex articolo 144 e 145 del TUB (testo unico in materia bancaria) come peraltro previsto dallo stesso comma 5 dell’articolo 2 della legge 2/2009.
Abbiamo inviato una segnalazione con i dettagli della nostra inchiesta alla Banca d’Italia; vi terremo informati sugli sviluppi.
Fonte: http://www.altroconsumo.it/mutui/mutui-a-tasso-variabile-le-banche-dribblano-il-tasso-bce-s268373/nm-newsletter-p250293/prm_id_c/3091.htm

Rapporto eCommerce 2009: segnali positivi, nonostante la crisi

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E’ disponibile sul sito www.osservatori.net il nuovo Report “eCommerce 2009: segnali positivi, nonostante la crisi” dell’Osservatorio eCommerce B2c , promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.
Il Report illustra i risultati della Ricerca 2009, basata su oltre 200 casi di studio.
Per scaricare il Report dalla sezione Premium del sito www.osservatori.net
Fonte: http://lazio-side.it/attualita/news/rapporto-ecommerce-2009-segnali-positivi-nonostante-la-crisi.html

Occupazione ai minimi: le difficoltà dei giovani

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In Italia, come in Europa, sembra non conoscere fine la caduta dell’occupazione. Se i dati di novembre erano stati i peggiori da molti anni a questa parte, quelle di dicembre hanno evidenziato un ulteriore scivolone. In questo contesto di difficoltà generalizzata, certo non sorprendono i numeri che dipingono le difficoltà nel rapportarsi al mondo del lavoro dei giovani italiani di età compresa tra i 19 e i 29 anni.
Occupazione mai così in basso dal 2004
A dicembre, la disoccupazione in Italia è salita a quota 8,5%, toccando il livello massimo dal 2004. Secondo i dati raccolti dall’Istat, nell’ultimo mese dello scorso anno gli occupati, nel nostro Paese, sono stati 22 milioni e 914mila (306mila unità in meno rispetto al dicembre 2008). Numeri simili equivalgono a dire che il tasso di occupazione italiano è pari al 57,1% (1,1% in meno rispetto a dicembre 2008), mentre le persone in cerca di lavoro sono 2 milioni e 138mila. Guardando all’andamento del mercato del lavoro, l’agenzia di rating Fitch ha stimato che in Italia il tasso di disoccupazione, nel 2010 e 2011, continuerà a crescere, mantenendosi tra il 9 e il 9,5%, con effetti particolarmente negativi su giovani, stranieri e lavoratori con contratti temporanei.
La generazione né-né
Tali numeri assumono un aspetto ancora più fosco se li si incrocia con altre statistiche derivanti da un’indagine del ministero del Lavoro a proposito del rapporto dei giovani italiani con il mondo del lavoro. Le rilevazioni, infatti, hanno messo in luce come in Italia il 9% dei ragazzi tra i 19 e i 29 anni dopo la licenzia media, nel 2009, non abbia né proseguito gli studi, né trovato un’occupazione. La generazione “né-né”, come è stata etichettata, è particolarmente presente nel Mezzogiorno: nelle regioni del Sud, infatti, il fenomeno tocca picchi del 15%; il che equivale a dire che su 3 milioni di ventenni che vivono al Sud, quasi mezzo milione non ha continuato la formazione dopo la scuola dell’obbligo pur non avendo un’occupazione.
Fonte: http://www.borsaitaliana.it/notizie/finanzapersonale/lavoro/dettaglio/occupazione-giovani522.htm

Buono famiglia 2010: aperto il bando

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E’ aperto il bando per fare domanda per il “Buono famiglia 2010”, un aiuto rivolto a chi ha a carico un anziano in casa o presso un struttura di riposo. Il bando resterà aperto fino il 5 marzo.
Il buono famiglia 2010
L’iniziativa è circoscritta alla regione Lombardia che stanzia 17 milioni di euro. Il “buono famiglia” consiste in un contributo una tantum di 1.300 euro destinati a nuclei a basso reddito che hanno a carico anziani in case di riposo o disabili in residenze assistenziali.
Per poter beneficiare del bonus bisogna essere in condizioni di disagio. Si può, per tanto, fare domanda se sussiste almeno una delle seguenti condizioni:
avere nel proprio nucleo familiare almeno un figlio minorenne (condizione e valida ed ammessa anche per i figli che sono in affido) e un indicatore della situazione di reddito familiare (ISR) non superiore a 22 mila euro,
percepire ammortizzatori sociali a causa dell’interruzione o sospensione del rapporto di lavoro

Come richiedere il buono famiglia
Già dal 15 febbraio è possibile recarsi presso gli sportelli delle Asl per presentare la domanda. Il contributo verrà corrisposto in un’unica soluzione.

Il contributo sarà accreditato sul conto corrente bancario o postale della famiglia beneficiaria, oppure verrà inviato con un assegno nel caso in cui la famiglia non fosse titolare di un conto corrente. Poiché si stima che le famiglie con i requisiti richiesti siano un numero oscillante tra 13 e 14mila, con i 17 milioni di euro stanziati sarà possibile soddisfare tutte le richieste.
Per verificare la veridicità delle affermazioni e la loro rispondenza ai requisiti richiesti per ottenere il buono, la Regione effettuerà controlli a campione su almeno il 15% delle domande presentate.
Fonte: http://www.borsaitaliana.it/notizie/finanzapersonale/risparmio/dettaglio/buono-famiglia439.htm

Trenitalia: Adoc, prezzo base inferiore seconda classe

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Nei prossimi mesi il Frecciarossa oltre ad essere un treno super veloce sarà anche un luogo dove sarà possibile navigare in Internet, ascoltare musica, leggere le prime pagine dei quotidiani, guardare un film o addirittura noleggiare un’auto o chiamare un taxi. Questo grazie ad un accordo con Telecom Italia che porterà il Wi-Fi sulla rete AV; a fronte di questi nuovi servizi, le Ferrovie dello Stato procederanno con l’abolizione della prima e della seconda classe, ed introdurranno quattro livelli tariffari, da quello base a quello di fascia alta che garantirà l’accesso all’offerta completa.

L’Adoc ha accolto con favore l’abolizione delle classi sul Frecciarossa, ma nello stesso tempo auspica che l’introduzione dei quattro livelli tariffari non siano una scusa per innalzare in maniera occulta i prezzi. Per questo l’Associazione chiede che il primo livello tariffario, quello “basic”, sia inferiore agli attuali prezzi per viaggiare in treno AV in seconda classe.

In questo modo, secondo il Presidente Adoc, Carlo Pileri, l’utente di Trenitalia può scegliere se viaggiare al costo base, o fruire dei livelli tariffari più elevati al fine di utilizzare servizi che in questo modo non sarebbero necessariamente obbligatori. L’Associazione di conseguenza vigilerà sui nuovi prezzi che saranno messi a punto, ma nello stesso tempo il Presidente Pileri auspica che le Ferrovie dello Stato, prima di attuare questa sorta di “rivoluzione”, provvedano a migliorare ed a rafforzare la rete del trasporto ferroviario nelle Regioni del Mezzogiorno dove la qualità del servizio lascia a desiderare.

Per quanto riguarda intanto i viaggi sui treni Frecciarossa e Frecciargento, ricordiamo che fino al 31 marzo 2010, salvo proroghe, ci sono tantissimi posti giornalieri, soggetti a limitazione, per viaggiare a soli 48 euro prenotando entro la mezzanotte del giorno che precede la partenza.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/trenitalia-adoc-prezzo-base-inferiore-seconda-classe/25275/

eBay: Roma Capitale dello shopping online

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Nel nostro Paese i maggiori compratori ed i venditori online, sul sito Internet eBay.it, provengono dalla città di Roma che, quindi, è anche la Capitale dello shopping online sul sito numero uno di e-commerce. A rilevarlo è proprio eBay in base ad un’analisi interna effettuata prendendo a riferimento i dati relativi alle compravendite del quarto trimestre dello scorso anno. Al secondo posto, sia per acquisti, sia per vendite su eBay, ci sono gli utenti della città di Milano, mentre al terzo posto per i venditori c’e Napoli, e per i compratori la città di Torino.

Nella classifica degli acquisti, al quarto posto, ritroviamo Napoli, ed a seguire al quinto ed al sesto Genova e Bologna, mentre il quarto, il quinto ed il sesto posto della classifica dei venditori spetta, rispettivamente, a Torino, Palermo e Genova. Ma quali sono gli articoli che nel quarto trimestre dello scorso anno sono stati più ricercati sulla piattaforma di eBay.it?

Ebbene, la società rivela che gli oggetti più ricercati sono stati gli iPhone, i Notebook ed i Moncler; fuori dal confine italiano, inoltre, eBay.it ha rilevato come i tedeschi siano stati nell’ultimo quarto dello scorso anno gli utenti maggiormente interessati ai prodotti ed agli oggetti “made in Italy”, mentre gli italiani quando si sono rivolti all’estero per gli acquisti su eBay.it lo hanno fatto maggiormente nel Regno Unito.

L’analisi di eBay.it rivela anche come siano sempre di più gli acquirenti italiani a comprare i prodotti in vetrina sul sito attraverso la modalità “Compralo Subito“, ovverosia l’acquisto a prezzo fisso, il che conferma come il Portale rappresenti sempre di più ed in tutto e per tutto una valida alternativa oltre che un forte competitor rispetto ai canali di vendita ed ai negozi tradizionali. I vantaggi dell’acquisto online sono legati sia alla vastità di scelta, sia alla convenienza ed al risparmio di tempo.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/ebay-roma-capitale-dello-shopping-online/25311/

Sicurezza alimentare: ecco i prodotti più a rischio

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Nel nostro Paese quando si parla di etichettatura sui prodotti agroalimentari si ha a che fare con un vero e proprio rebus; ad affermarlo è la CIA, Confederazione Italiana Agricoltura, visto che purtroppo il nostro mercato interno è invaso da prodotti agroalimentari che vengono spacciati per italiani, ma che invece provengono dall’estero, sono preparati con materie prime importate, e spesso contengono elementi nocivi per la salute. Non a caso, la Confederazione sottolinea come il business dell’agropirateria sia tale che le Autorità competenti sequestrano prodotti alimentari ad un ritmo che è triplicato.

Ma quali sono i prodotti agroalimentari esteri più a rischio che, molto spesso tra l’altro, vengono venduti a prezzi stracciati? Ebbene, la CIA sottolinea come occorra fare attenzione ai prodotti che entrano nel nostro Paese in maniera clandestina: dai sughi pronti alla pasta e passando per i formaggi, le conserve alimentari, il riso, l’aglio, il pesce fresco e quello trasformato; ma anche i funghi, sia freschi, sia quelli preparati e conservati.

Ed ancora i pomodori in scatola, l’olio d’oliva e le uova. Il giro d’affari dei prodotti alimentari clandestini viene stimato dalla Confederazione Italiana Agricoltori in ben due miliardi di euro l’anno, con conseguenti rischi per la salute dei consumatori, ed un danno rilevante a carico dei produttori agricoli italiani. Molto spesso trattasi di prodotti agroalimentari che non hanno data di scadenza, con Paesi come la Cina da cui proviene un po’ di tutto: dall’aglio ai pomodori e passando per i legumi, le mele e gli ortaggi.

Occorre quindi fare molta attenzione a non farsi attrarre da prodotti agroalimentari venduti a prezzi di gran lunga inferiori a quelli correnti al dettaglio; in ogni caso, occorre preferire i prodotti che hanno l’etichetta, e quelli magari venduti attraverso la vendita diretta, ovverosia presso i mercati che gestiscono direttamente gli agricoltori. In questo modo si ha la certezza di acquistare prodotti tipici del territorio.

Fonte: www.vostrisoldi.it

Riciclaggio: Fastweb, dubbi Codacons risalgono al 2007

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Dopo la bufera che ha portato a ben 56 arresti nell’ambito dell’operazione che svelato quella che è stata definita come la “truffa del secolo”, Telecom Sparkle e soprattutto Fastweb, che si ritengono parte lesa nella vicenda, sono nell’occhio del ciclone. Il Codacons è intervenuto su una vicenda su cui ora sono stati accesi i riflettori a seguito degli arresti e dei mandati di cattura, ma sulla quale già in passato l’Associazione aveva chiesto di indagare. Nel 2007, infatti, il Codacons aveva sollevato dei dubbi sia riguardo all’Opa di Swisscom su Fastweb, sia sui rapporti tra il secondo operatore italiano di telefonia fissa, ed il primo, ovverosia Telecom.

L’esposto, nello specifico, era stato inviato non solo alla Procura di Roma, all’Antitrust ed alla Consob, ma anche all’Autorità europea Garante per la concorrenza, ed alla Commissione Europea, ragion per cui ora secondo l’Associazione è giusto che la magistratura indaghi anche per verificare chi ha omesso di effettuare quei controlli necessari per evitare sia le truffe, sia lo scoppio di una bufera che ora rischia di andare a danneggiare i consumatori.

Non a caso, il Codacons è favorevole, per quel che riguarda Fastweb, alla nomina di un commissario, ma solamente per tutelare gli svariati milioni di clienti dei servizi commercializzati dalla società. E se in passato, ai tempi delle scalate bancarie, si parlava di “furbetti del quartierino“, adesso sembrano arrivati anche i “furbetti del telefonino“.

Secondo l’Associazione Federconsumatori, quanto sta accadendo è la conferma chiara ed evidente di come purtroppo nel nostro Paese la corruzione sia dilagante e danneggi i cittadini; ma la cosa ancor più grave è che la corruzione si insinua non solo in vasti comparti dell’economia, ma va a toccare anche i politici, ovverosia coloro che hanno delle responsabilità di natura istituzionale.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/riciclaggio-fastweb-dubbi-codacons-risalgono-al-2007/25291/