Home Blog Page 3682

Sui pignoramenti presso terzi scatta la ritenuta d’acconto del 20%

0

Il creditore provvede alla tassazione definitiva delle somme indicando in dichiarazione i redditi e le trattenute

In caso di somme liquidate mediante pignoramento presso terzi, questi ultimi, se sostituti d’imposta, all’atto del pagamento devono operare una ritenuta del 20% come acconto dell’Irpef dovuta dal creditore pignoratizio.
Sempre che il credito si riferisca a somme o valori assoggettabili a ritenuta alla fonte.

Il provvedimento direttoriale del 3 marzo dà attuazione alla norma, contenuta nel Dl 78/2009, stabilendo quali sono gli adempimenti di certificazione, comunicazione e dichiarazione in capo al terzo erogatore, al creditore pignoratizio e al debitore.

Il terzo erogatore deve:
versare la ritenuta effettuata, utilizzando il relativo codice tributo
comunicare al debitore le cifre elargite al creditore e le ritenute operate
rilasciare al creditore la certificazione che attesta le somme erogate e relative ritenute effettuate
indicare nella dichiarazione dei sostituti d’imposta i dati relativi al debitore e al creditore, le somme erogate e le ritenute operate.

Il creditore pignoratizio, invece, deve riportare nella propria dichiarazione i redditi percepiti e le ritenute subite, anche quando si tratta di redditi soggetti a tassazione separata, a ritenuta a titolo d’imposta o a imposta sostitutiva.

Il debitore, infine, se tenuto a presentare il modello 770, vi deve indicare i dati relativi al creditore e il tipo di somme che costituiscono il debito, ma non è tenuto ad effettuare le operazioni di conguaglio, dal momento che la tassazione definitiva è operata dal creditore pignoratizio, anche se le somme oggetto del debito sono redditi di lavoro dipendente o assimilato.

Le disposizioni contenute nel provvedimento si applicano da domani.
r.fo.
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/normativa-e-prassi/articolo/sui-pignoramenti-presso-terzi-scatta-la-ritenuta-dacconto-del-20

Multe e tributi. Movimento consumatori: “illegittime le ipoteche iscritte da Equitalia per crediti pari o inferiori a 8000 euro”

0

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, conferma quello che ha sempre sostenuto il Movimento Consumatori: le ipoteche iscritte da Equitalia sugli immobili dei cittadini sono illegittime per crediti pari o inferiori a 8000 euro
”Finalmente – dice Laila Perciballi, legale del Movimento Consumatori di Roma – in migliaia di casi di diritti violati e più volte denunciati dal Movimento Consumatori, Equitalia non potrà più sostenere che l’iscrizione di ipoteca è legittima, visto che la Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito, con sentenza del 22 febbraio 2010, che sono illegittime le ipoteche iscritte sui beni immobili se il debito reclamato è inferiore agli 8.000 euro, rappresentando un atto preordinato e strumentale all’espropriazione immobiliare”. La Suprema Corte afferma che “l’ipoteca soggiace al limite per esso stabilito, nel senso che non può essere iscritta se il debito del contribuente non supera gli 8.000 euro”.

Il Movimento Consumatori chiede a Equitalia l’immediata apertura di uno sportello di conciliazione per dar luogo alla cancellazione e al risarcimento dei danni subiti dai cittadini che si sono visti iscrivere ipoteche illegittime sui propri immobili per debiti inferiori agli 8000 euro. In mancanza, l’associazione preannuncia il rinnovo dell’azione inibitoria.
A tal fine si invitano tutti i cittadini a inviare le loro segnalazioni a: roma@movimentoconsumatori.it e a contattare lo 06 39735013 – fax 06 39738251.
Fonte: http://www.movimentoconsumatori.it/news.asp?id=4224#MULTE-E-TRIBUTI-MOVIMENTO-CONSUMATORI–“ILLEGITTIME-LE-IPOTECHE-ISCRITTE-DA-EQUITALIA-PER-CREDITI-PARI-O-INFERIORI-A-8000-EURO

Fondi pensione, giù le commissioni

0

Nel 2009 un numero sempre maggiore di fondi pensione ha ridimensionato le commissioni di gestione e di performance. Inoltre, il 40% dei fondi pensione prevede un’ulteriore riduzione delle management fee nel 2010, mentre il 25% ha in cantiere costi di incentivo più bassi in futuro. A dirlo sono i risultati della seconda ricerca globale condotta sui principali fondi pensione da bfinance, società indipendente di consulenza finanziaria.
A seguito della recente volatilità, prosegue lo studio, gli intervistati sarebbero anche disposti a calcolare le performance fee su un periodo decisamente superiore all’anno. Il 46% ha infatti espresso una preferenza affinchè vengano calcolate su un periodo di 4-5 anni, il 24% su due anni e solo il 15% su di un anno.
Se da un lato l’analisi evidenza le minori commissioni, dall’altro sottolinea la volontà crescente dei fondi pensioni di puntare su strategie più attive. Il 23% degli intervistati, infatti, intende aumentare la propria allocazione nei confronti dei gestori attivi, il 19% esprime una preferenza per strategie passive, mentre il 58% non prevede alcun cambiamento. Numeri, questi, diversi rispetto a quelli dell’anno precedente, quando solo il 9% degli intervistati si era detto disponibile a puntare su una gestione attiva.
Un altro aspetto importante riguarda la liquidità. La ricerca ha sondato la disponibilità da parte degli investitori di accettare un lock up, ossia il vincolo sul proprio capitale per un certo periodo di tempo, in cambio di commissioni di gestione più basse. Il 56% degli intervistati sarebbe favorevole. Il 26% è pronto ad accettare un lock up di un anno, il 12% di due e il 18% di tre anni.
“Le fee sono scese e questo sarà un argomento cruciale anche per il 2010”, ha dichiarato in una nota David Vafai, amministratore delegato di bfinance. “Gli intervistati evidenziano una propensione per la gestione attiva. Gli investitori sono disposti a pagare le commissioni fin tanto che registrano una performance. Quindi il risultato è cruciale e per questo è fondamentale selezionare il gestore più appropriato”.
La ricerca è stata condotta tra dicembre 2009 e gennaio 2010 e ha riguardato un campione di 48 società: il 70% con sede in Europa e il restante 30% con sede in Nord America. La metà degli intervistati sono fondi pensione corporate, seguiti da public pensions plans e da compagnie assicurative.
Fonte: http://www.morningstar.it/it/news/article.aspx?articleid=87420&categoryid=70&refsource=newsletter&lang=it-IT

Farmer market: filiera corta e acquisti al giusto prezzo

0

Il Consiglio dei Ministri, in linea con le attese, ha approvato un importante disegno di Legge recante “norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli provenienti da filiera corta e di qualità“. Trattasi di un disegno di Legge che “apre” in tutto e per tutto ai cosiddetti “farmer market”, ovverosia i mercati locali gestiti direttamente dagli agricoltori che possono vendere prodotti tipici coltivati in loco al giusto prezzo per i consumatori che possono anche garantirsi genuinità e freschezza su prodotti che, tra l’altro, danno una mano al clima visto che sono a “chilometri zero”.

La Coldiretti, nell’accogliere con un plauso l’approvazione del disegno di Legge, ha sottolineato come in Italia i farmer market di Campagna Amica abbiano raggiunto quota 500 con un incremento su base annua del 360%. Trattasi di un modello di vendita che non solo è innovativo, ma anche sostenibile e ben apprezzato dai consumatori che sono stanchi di acquistare a prezzi elevati l’ortofrutta attraverso i canali di vendita tradizionali e magari imbattersi in prodotti spacciati come “made in Italy” ma che di italiano non hanno nulla.

D’altronde lo scorso anno, in accordo con quanto riferisce l’Organizzazione degli agricoltori, le vendite attraverso il modello della vendita diretta sono aumentate dell’11% attestandosi a tre miliardi di euro circa; i sondaggi più recenti, non a caso, indicano che quasi sette italiani su dieci almeno per una volta hanno acquistato prodotti agroalimentari direttamente presso l’azienda agricola.

Il progetto della Coldiretti di creare una filiera corta per la vendita del 100% made in Italy parte tra l’altro dai mercati di Campagna Amica ma si espande anche attraverso i Consorzi Agrari, le imprese agricole, gli agriturismi e le cooperative. In questo modo il farmer market da un lato garantisce un giusto reddito all’agricoltore, e dall’altro al consumatore di risparmiare e di portare in tavola cibi freschi, genuini e sicuri.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/farmer-market-filiera-corta-e-acquisti-al-giusto-prezzo/25605/

TivuSat: smart card, per la Rai non è gratuita

0

Secondo Luca Balestrieri, direttore digitale terrestre Rai, la smart card per la visione della piattaforma satellitare free TivuSat non deve essere gratuita per il semplice fatto che non è compito della televisione di Stato fornire gli strumenti tecnici finalizzati alla ricezione del segnale. Non è però dello stesso avviso l’Adiconsum, la quale nei giorni scorsi, sul fatto che la Rai faccia pagare per acquisire la smart card, ha chiesto l’intervento da parte dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Eppure, secondo l’Associazione, il Contratto di Servizio, in corrispondenza dell’articolo 31, parla chiaro.

Nel Contratto di Servizio, infatti, si legge che l’accesso alle trasmissioni via satellite deve essere privo di qualsiasi barriera di natura economica, ovverosia gratuito. Al riguardo, il Segretario Nazionale Adiconsum, Pietro Giordano, sottolinea come non si chieda alla Rai di fornire gratuitamente antenne e televisori, ma i clienti Rai che pagano il canone, e che non possono accedere al segnale del digitale terrestre, a conti fatti con il costo per la smart card devono far fronte ad una spesa per un disservizio di cui non hanno colpa.

L’Adiconsum, inoltre, pone l’accento sul fatto che tutti i programmi in forma non codificata, in accordo con quanto c’è scritto sul Contratto di Servizio, devono essere ad accesso gratuito; il che significa che i costi per la decodifica, ovverosia quelli per la smart card, non possono essere a carico dell’abbonato Rai che, tra l’altro, una volta acquisita la card deve acquistare sia il decoder, sia il modulo Cam.

Al fine di garantire tutela ai consumatori, l’Associazione ha ribadito la propria disponibilità ad aprire un tavolo di confronto, ma nello stesso tempo invita la televisione di Stato a fare informazione corretta ed a garantire tutte le smart card che vengono distribuite e non solo quelle che vengono vendute con l’acquisto del decoder certificato TivùSat.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/tivusat-smart-card-per-la-rai-non-e-gratuita/25601/

Consumi famiglie italiane, crescono ma con prudenza

0

Nello scorso mese di gennaio i consumi delle famiglie italiane sono cresciuti dell’1,4% rispetto allo stesso mese del 2009, ma hanno fatto registrare una contrazione dello 0,3% rispetto allo scorso mese di dicembre. Sono queste le risultanze dell’ICC, l’Indicatore dei Consumi della Confcommercio, la quale di conseguenza sottolinea come nel nostro Paese tra le famiglie in materia di consumi prevalga tuttora un clima sia di incertezza, sia di prudenza anche e soprattutto per effetto dello stato di difficoltà in cui versa il mercato del lavoro, per il quale le previsioni sono negative almeno fino al primo semestre di quest’anno.

Per quanto riguarda i singoli capitoli di spesa degli italiani, l’Ufficio Studi dell’Associazione delle imprese del commercio ha riscontrato a gennaio 2010 un calo dello 0,3% per quel che riguarda i consumi di beni e di servizi ricreativi, ma come al solito all’interno di tale voce il capitolo legato ai concorsi a pronostici ha fatto registrare una variazione positiva anche per effetto del continuo ampliamento dell’offerta.

Pollice verso e con un calo più ampio, pari allo 0,7%, per i consumi relativi ad alloggio e servizi di ristorazione; secondo la Confcommercio nel corso del 2010 questo capitolo di spesa potrebbe altresì accusare l’assenza di “ponti” per le vacanze rispetto allo scorso anno. Un rialzo a due cifre, pari a ben il 21,4%, ha fatto registrare il capitolo di spesa relativo ai beni ed ai servizi per la mobilità.

A trainare l’ascesa sono stati gli acquisti di motocicli e di autovetture, in linea tra l’altro con i recenti dati sulle nuove immatricolazioni; pur tuttavia, per questo capitolo di spesa la Confcommercio rileva per il breve periodo una tendenza negativa che, allo stesso modo, è stata confermata e ribadita dall’Unrae, l’Unione delle case automobilistiche estere che operano in Italia, per effetto del crollo degli ordinativi in concomitanza con la fine degli incentivi statali.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/consumi-famiglie-italiane-crescono-ma-con-prudenza/25589/

Auto, ultimi bagliori, arriva il buio

0

Febbraio in bianco e nero per Fiat. Le immatricolazioni totali di nuove auto in Italia nel secondo mese dell’anno sono cresciute del 20,6% raggiungendo la cifra totale di 200.560 autovetture vendute. Un dato positivo che fa ben sperare perché febbraio era il primo mese senza incentivi governativi e quindi la crescita delle immatricolazioni spinge a un cauto ottimismo per il resto dell’anno. Qualche problema c’è in casa Fiat che deriva dalla una crescita delle immatricolazioni inferiori alla media del mercato. Per il Lingotto le vendite lo scorso mese sono si salite del 16,8%, ma meno del mercato, e la quota del gruppo torinese é scesa al 31% dal 32% di gennaio.
Ma gli analisti dell’Unrae, l’Associazione che rappresenta le Case estere operanti in Italia, non sono così ottimisti. Anzi! Secondo gli esperti le 200.560 immatricolazioni e l’incremento del 20,6% di febbraio altro non sono che la coda delle immatricolazioni di vetture acquistate con gli incentivi nella parte finale dello scorso anno. Effetto che si produrrà anche in marzo. Poi però calerà il buio sul mercato dell’auto in Italia e secondo il Direttore Generale dell’Unrae, la realtà del mercato dell’auto apparirà in tutta la sua drammaticità a partire dalle immatricolazioni di aprile, che rifletteranno il bassissimo livello di acquisizione ordini del gennaio-marzo.

Flessione che condiziona soprattutto le immatricolazioni di auto alimentate a metano e Gpl. Per l’Unrae la cancellazione dei bonus per questa tipologia di vetture porterà ad una forte flessione delle vendite che darà vita ad un difficile 2010 per i concessionari e anche ad una forte riduzione delle forze di lavoro dei produttori italiani di questi sistemi di alimentazione.
Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/auto-ultimi-bagliori-arriva-il-buoio/25587/

E-commerce: quanto spende web shopper italiano

0

Nel nostro Paese i Web shopper, ovverosia coloro che fanno acquisti su Internet, sono all’incirca 8 milioni, e corrispondono ad una quota del 19% del totale degli internauti. A farlo presente sono Riccardo Mangiaracina e Alessandro Perego del Politecnico di Milano in un Rapporto sull’e-commerce 2009 da cui è emerso come nonostante la crisi il commercio elettronico abbia comunque retto bene alla difficile congiuntura. Per lo scorso anno, infatti, considerando le vendite online dei siti Web italiani, si stima un fatturato pari all’incirca a 5,8 miliardi di euro, con un rialzo dell’1% rispetto all’anno precedente.

Il Web shopper italiano spende in media quasi 800 euro all’anno, ovverosia il 15% circa in meno rispetto alla media dei Web shopper in tutta Europa; siamo inoltre molto lontani dai 1.350 euro spesi annualmente, in media, da un Web shopper del Regno Unito. Il popolo dei Web shopper italiani è ancora molto basso, il che indica che ci sono potenziali margini di crescita. Basti pensare che in Francia è Web shopper il 54% degli internauti, ma in Germania e nel Regno Unito la percentuale è ancora più alta e pari, rispettivamente, al 60% ed al 70%.

Il 2009 per il fatturato dell’e-commerce in Italia si stima quindi in modesto rialzo e lontano dalle crescite a due cifre degli anni scorsi; questo perché, tra l’altro, sono nel complesso aumentati gli acquisti online, ma contestualmente, complice anche la crisi, è scesa la media di spesa, ovverosia l’importo dello scontrino, per i beni ed i servizi comprati via Internet.

In base al Rapporto del Politecnico di Milano, quello del turismo nel 2009 è stato uno dei comparti che sul Web ha segnato il passo con una riduzione di fatturato del 3%. Crisi o non crisi, invece, continua a “tirare” in Italia il business to consumer di relativo a musica, editoria, elettronica di consumo ed informatica con una crescita a due cifre, pari al 17%, e con un fatturato da acquisti online pari a ben 1,1 miliardi di euro.

Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/e-commerce-quanto-spende-web-shopper-italiano/25581/

PON. Scuola matrigna

0

La scuola quando ha l’occasione di concretizzare i suoi propositi formativi si rivela allo stato dei fatti “matrigna”. Infatti nell’esplicazione dei PON (Programmi Operativi Nazionali), finanziati con risorse della Comunità Europea, alle istituzioni scolastiche è consentito di reclutare personale esterno all’amministrazione al fine di realizzare gli obiettivi previsti da tali progetti.
Le linee guida dei suddetti programmi operativi prevedono che i dirigenti scolastici, di concerto con il collegio dei docenti ed il consiglio di istituto, indichino idonei criteri di scelta per graduare i curricula richiesti agli esperti esterni mediante bandi pubblici.
Le attività degli esperti consistono in prestazioni di docenza inerenti al tipo di progetto realizzato, che richiede la partecipazione di varie professionalità esperte nelle discipline compatibili al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Comunità Europea.
Nulla quaestio per quanto riguarda i bandi richiedenti figure professionali del mondo socio-economico, atteso che la gara si svolge regolarmente fra giovani che mettono in bella mostra i loro curricula, articolati con l’indicazione dei master e dei vari stage svolti. Giammai un capitano di industria penserebbe di partecipare ad una gara pubblica, ostentando la sua lunga esperienza lavorativa, per la modica cifra di €. 80,00 (lordo onnicomprensivo) per ogni ora di docenza; lascia giustappunto tale opportunità ai nostri giovani laureati.
Mentre così non è per quanto riguarda i bandi per gli incarichi di docenza di discipline del mondo scolastico in senso proprio (matematica, lingue, Italiano, latino ecc…), considerato che tali bandi hanno visto la partecipazione di una miriade di docenti in pensione che hanno pensato bene di partecipare e “vincere facile” approfittando del criterio di scelta dell’esperienza lavorativa.
Il componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA, premesso il primario interesse per l’istruzione, la formazione e l’orientamento degli allievi, invita tutti i soggetti attori nella progettazione dei PON a riconsiderare i criteri di scelta delle figure professionali esterne, eliminando gli sbarramenti anagrafici previsti per la partecipazione ai concorsi pubblici e lasciando più spazio ai giovani.
Tali determinazioni non solo conferirebbero nuova linfa vitale al sistema dell’istruzione, ma consentirebbero agli operatori scolastici di realizzare concretamente ciò che la scuola dell’autonomia auspica:la realizzazione del cittadino socialmente idoneo.
Giovanni D’Agata Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore”

Se c’è sentimento c’è donazione, soprattutto senza prove contrarie

0

È “carta straccia” la dichiarazione sostitutiva di atto notorio attestante la natura di prestito tra le parti
La Ctp di Savona, con sentenze nn. 24 e 25 del 2010, ha integralmente confermato gli avvisi di liquidazione e irrogazione di sanzioni emessi dall’ufficio di Albenga per il recupero dell’imposta sulle donazioni relativa a due consegne di rilevanti importi in assegni circolari da un soggetto alla propria fidanzata, da quest’ultima successivamente utilizzati per l’acquisto di un immobile.

I fatti
L’attività dell’ufficio aveva origine da un questionario nel quale si chiedeva alla contribuente di fornire documentazione e chiarimenti in ordine all’acquisto di un immobile (incompatibile con i redditi dichiarati nell’anno e negli anni precedenti): in occasione del conseguente contraddittorio, la contribuente spiegava e documentava che il proprio fidanzato, con diversi assegni circolari (consegnati in due distinte tranche a distanza di circa sei mesi l’una dall’altra), aveva “fornito i fondi necessari per l’acquisto”, senza ulteriori specificazioni (di tutto veniva dato puntuale conto nel relativo processo verbale di contraddittorio).

L’ufficio, dopo questo primo confronto, notificava anche un questionario al fidanzato in cui si richiedevano informazioni circa la donazione effettuata a favore della partner. In occasione del conseguente contraddittorio, l’uomo (alla presenza della fidanzata) confermava di aver “elargito” gli assegni in questione e giustificava, ai fini di un eventuale accertamento sintetico, la propria disponibilità economica con la precedente cessione di un immobile: il tutto confluiva in un verbale, nella cui introduzione si specificava che si trattava di una donazione di somme dal fidanzato alla fidanzata.

Alla luce delle risultanze dei due contraddittori e della documentazione presentata dalla contribuente, l’ufficio emetteva, nei confronti della beneficiaria, due separati avvisi di liquidazione dell’imposta di donazione e irrogazione delle sanzioni, relativi alle distinte liberalità, ai sensi dell’articolo 56-bis del Dlgs 346/1990.

I ricorsi della contribuente in Ctp erano incentrati sull’esistenza di un accordo di prestito tra le parti e, quindi, sull’inesistenza di una liberalità tassabile: a tale scopo, veniva prodotta esclusivamente una dichiarazione sostitutiva di atto notorio sottoscritta dal fidanzato.

L’ufficio, oltre a chiarire i termini del caso, sottolineava, a ulteriore sconfessione delle difese della contribuente, che non era mai stata fornita una minima prova documentale dell’accordo di restituzione degli importi, e mai erano state specificate le caratteristiche dell’intesa stessa. Tutti elementi che dovrebbero essere costitutivi del contratto di mutuo (articolo 1813 cc), anche alla luce della giurisprudenza di Cassazione in cui si afferma che chi vuol far valere un contratto di mutuo “è tenuto a provare tutti gli elementi costitutivi di tale contratto e, quindi, non solo l’avvenuta consegna delle somme ma anche il titolo della consegna, cioè che tale consegna è stata effettuata per quel titolo che implichi l’obbligo della restituzione” (Cassazione, sentenza 1321/1995).

Circa la dichiarazione sostitutiva di atto notorio, nel contenzioso tributario, l’attribuzione di forza probatoria a tale dichiarazione trova invalicabile ostacolo nell’articolo 7, comma 4, del Dlgs 546/1992, che sancisce il divieto di giuramento e prova testimoniale (Cassazione, sentenza 16348/2008). Una inefficacia probatoria ulteriormente rafforzata, poi, dalla tempistica della dichiarazione e dal soggetto che l’ha resa (già sentito in precedenza e coinvolto nella questione).

La Ctp di Savona, nel respingere i ricorsi, ha prima di tutto evidenziato l’assenza di prove documentali circa l’accordo di prestito. Ha poi sottolineato la piena conoscenza, fin dal momento dei contraddittori, da parte dei “fidanzati” del fatto che l’ufficio aveva considerato come donazione la consegna di denaro e, malgrado questo, gli stessi non avevano mai dedotto il diverso titolo di tale ingente dazione. Pertanto, in assenza di diverse prospettazioni giuridiche in fase di contraddittorio e di valide prove o indizi attestanti un diverso accordo tra le parti, ha ritenuto corretta la ricostruzione dell’ufficio e legittimi gli avvisi di liquidazione.
Alberto Roma
Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/giurisprudenza/articolo/se-ce-sentimento-ce-donazione-soprattutto-senza-prove-contrarie